SILVIO si è comprato la Lega
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Nel 2000 Bossi e Berlusconi avrebbero firmato un patto di ferro dal notaio, che prevedeva il salvataggio del Carroccio sull'orlo della bancarotta da parte del Cavaliere, che in cambio acquisiva la titolarità del simbolo della Lega. Ormai le voci sul questo presunto accordo diventano sempre più forti e autorevoli, per ultima quella di Gigi Moncalvo, ex direttore della Padania e onesto giornalista di centro-destra, cacciato per la sua indipendenza dalla testata leghista e dalla Rai, dove probabilmente non gli è mai stata perdonata la frequenza con cui soleva invitare nella sua trasmissione Marco Travaglio.
http://teleipnosi.blogosfere.it/2011/10/berlusconi-si-e-comprato-la-lega-lo-scoop-sommerso-approda-in-tv.html
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Sappiamo che ormai Umberto Bossi comunica all'elettorato più attraverso il linguaggio del corpo, tra pernacchie e gestacci, che con le parole, sempre più povere e rare. E allora anche quegli sbadigli nel corso del discorso di Berlusconi alla Camera per chiedere la fiducia, ben 12 in appena 19 minuti d'intervento del premier, sono un chiaro e studiato messaggio agli elettori leghisti e ricalcano la strategia fin qui condotta - negli ultimi tempi con sempre minore successo - per tenere a bada i malumori della base.
Gli sbadigli, accanto ai niet, ai penultimatum e alla stoccate all'alleato sempre più scomodo, sono il segno che il capo condivide le perplessità dei militanti su questo governo e sul Cavaliere, e anche una dimostrazione di baldanza, di autonomia, di libertà di critica che non fa sconti. "Berlusconi si è cagato sotto" disse il Senatur dopo il dietrofront del premier sui ministeri a Monza, o ancora di recente - mentre il presidente del Consiglio si affannava a scommettere sulla fine naturale della legislatura - l'Umberto lo gelava: la vedo difficile arrivare fino alla fine. E così un'infinità di altre volte, a smarcarsi, a sottolineare la propria indipendenza e anzi la propria preminenza sulle scelte dell'esecutivo, la capacità di bloccare e orientare le mosse di Berlusconi giocando una sorta di golden share sulla maggioranza.
Solo che gli elettori leghisti, che in buona parte scemi non sono, non sembrano più disposti a cascarci. Vedono, perché è assolutamente chiaro e sotto gli occhi di tutti, che oltre il folclore e le scenette degli spernacchiamenti e del dito medio alzato in pubblico, non c'è nessuna autonomia. Anzi, esiste ormai da anni un'acquiescenza totale sulle peggiori porcate del governo Berlusconi, dalle leggi ad personam ai salvataggi in aula di personaggi a dir poco opachi come i vari Milanese e Cosentino. Tutto questo in cambio di un federalismo fiscale pasticciato per il quale non ci sono neppure i soldi, con gli enti locali umiliati e impossibilitati ad amministrare a causa della mannaia del Tesoro. Non stupisce allora che le voci di una Lega comprata da Berlusconi a suon di milioni si facciano sempre più insistenti ...
http://247.libero.it/bfocus/131685/x111014050019617162/gli-sbadigli-di-umberto-bossi-sono-un-messaggio-agli-elettori-della/
14 ottobre 2011
http://www.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/
Il Fatto pubblica il credito da 20 miliardi a Forza Italia. Con la mancia per la Lega
Silvio Berlusconi e Umberto Bossi dal notaio, il simbolo della Lega che appartiene al premier? Per ora non c’è nessuna pistola fumante. Però riemerge ancora una volta la storia del finanziamento da due miliardi che Forza Italia garantì alla Lega alla vigilia delle elezioni del 2001. Oggi ne parla in apertura il Fatto Quotidiano, in un articolo di Giorgio Meletti e Paola Zanca, ricordando anche – correttamente – che quando Dell’Elce, allora tesoriere di FI, e il Carroccio si mossero, la notizia venne pubblicata all’epoca da Repubblica:
Il 26 aprile 2001, 17 giorni prima delle elezioni, la Banca di Roma concluse l’iter per la concessione di un fido del valore di 20,4 miliardi di lire al partito politico Forza Italia. L’operazione faceva capo alla filiale 70 di via del Corso, a Roma, a pochi passi da Palazzo Chigi, universalmente nota come “sportello dei politici”. Nel documento interno alla banca che dettaglia i termini dell’operazione compare una formula inequivocabile: “LINEA DI CREDITO DI LIT 20/MILIARDI, DI CUI LIT 2/MILIARDI DISTACCATI CON M/C IN FAVORE DELLA LEGA NORD”. Che significa? Traducendo dal “b a n ch e s e ”, apprendiamo dal documento che l’operazione, varata dal “comitato fidi” della banca e definitivamente attivata dall’organo competente della Banca di Roma, il comitato esecutivo presieduto da Cesare Geronzi, concede l’apertura di credito a Forza Italia a fronte di due garanzie: una fideiussione personale di Silvio Berlusconi, che dunque si fa carico del rimborso del debito qualora Forza Italia si rivelasse insolvente, e un impegno del partito a “c an a l i z z a re ” presso la banca i rimborsi elettorali incassati nei mesi successivi.
Ma è la clausola riguardante la Lega Nord a meritare una spiegazione accurata:
La sigla M/C sta per “mandato di credito”, e significa che il tesoriere del partito di Bossi o un suo delegato è autorizzato da Forza Italia a farsi versare dalla Banca di Roma fino a 2 miliardi di lire dei 20,4 del credito complessivo concesso. La formula però implica che la Lega Nord ha il diritto di incassare i soldi, ma non ne resta debitrice verso la banca, che continua ad avere per tutta la cifra concessa un solo debitore in prima istanza, il partito Forza Italia, e un debitore in seconda istanza che è Silvio Berlusconi come prestatore della garanzia fideiussor ia.
Il comitato fidi vara la prima delibera per la concessione del credito, nella forma che abbiamo descritto, il 28 marzo 2001: mancano dieci giorni alla scadenza per la presentazione delle liste.
Il giorno dopo, in via del Plebiscito, si tiene un vertice tra Berlusconi e Bossi proprio per le liste. Partecipano Claudio Scajola, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione. Si tratta di consacrare l’alleanza. Vige ancora il sistema elettorale con i collegi uninominali. Alle precedenti politiche del 1996 la Lega ha deciso di andare per conto suo, contribuendo così in modo decisivo alla sconfitta di Berlusconi e alla vittoria di Romano Prodi. Per Berlusconi è decisivo rimettere insieme la coalizione nei collegi che lo aveva fatto vincere la prima volta, nel 1994. Le trattative incominciano nel 1999 e si protraggono in modo tortuoso per mesi. Sullo sfondo le difficoltà finanziarie di Bossi. Il 28 giugno 2000 l’amministratore di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, scrisse alla Banca di Roma una lettera di questo tenore: “Vi diamo incarico di aprire in favore del movimento politico Lega Nord, che assistiamo finanziariamente, un credito complessivo di due miliardi di lire ”. La notizia fu pubblicata pochi giorni dopo da R e p u bblica. Un segnale, probabilmente, perché Berlusconi ha poi sganciato i 2 miliardi solo a liste fatte. Oggi Dell’Elce dice di non ricordare niente: “Sono storie vecchie”.
http://www.giornalettismo.com/archives/157959/ecco-i-due-miliardi-con-cui-silvio-ha-comprato-bossi/
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