L'Onda verde iraniana in piazza per il quinto giorno
Sarah Di Nella
Per il quinto giorno consecutivo l'Onda verde scende in piazza per denunciare presunti brogli elettorali. Dal suo sito il riformista Moussavi chiede ancora una volta la ripetizione delle elezioni. Il regime minaccia chi protesta, in piazza e sul web.
In Iran il regime degli ayatollah ha accusato i media stranieri di essere «il megafono dei rivoltosi», e minaccia azioni legali contro chi usa internet per alimentare la protesta. Ma l’opposizione non cede e si prepara al quinto giorno di proteste contro i presunti brogli alle elezioni presidenziali. I sostenitori di Mir Hossein Moussavi hanno convocato una nuova manifestazione, ma intanto Mahmoudh Ahamdinejad insiste che le elezioni di venerdì scorso non sono state truccate e che 25 milioni di voti sono una conferma per il suo governo.
Ora che i giornalisti stranieri sono stati confinati negli alberghi, i Guardiani della rivoluzione – i pasdaran – se la prendono con il web, nel mirino i media online, i blogger e i socialnetwork. Secondo i media statunitensi, il dipartimento di stato Usa ha chiesto a Twitter di sospendere la manutenzione del sito che si è di fatto sostituito ai mezzi di comunicazione tradizionali. Un esempio della «e-diplomacy» cara a Hillary Clinton. In un comunicato il ministero «raccomanda di cambiare il loro scorretto rapporto con gli avvenimenti iraniani» e avverte che «al momento opportuno, e senza alcuna esitazione, i nemici dell’unità nazionale iraniana saranno messi sotto scacco».
Il procuratore della Repubblica di Isfahan, nell’Iran centrale, ha fatto sapere che le persone arrestate per i disordini potrebbero essere condannate a morte. «Il codice penale islamico – ha dichiarato il magistrato – prevede la pena di morte per coloro che creano danneggiamenti e incendi, considerandoli Mohareb, nemici di dio».
Nel pomeriggio l’Onda verde ha appuntamento in piazza nel centro di Teheran. «Fai girare il messaggio via email o telefono: la riunione si terrà in silenzio e senza slogan», dice il documento che hanno ricevuto i sostenitori di Moussavi e dell’altro candidato sconfitto, Mehdi Karroubi. Il candidato riformista ha inoltre chiesto per domani una manifestazione e una giornata di lutto nazionale, in ricordo delle vittime negli scontri di lunedì scorso. Il leader dell’opposizione ha lanciato l’ennesimo appello per la ripetizione del voto, dal suo sito dove si legge: «Desideriamo una protesta pacifica contro il modo disonesto nel quale si sono svolte le elezioni e perseguiamo l’obbiettivo del suo annullamento e della sua ripetizione, in modo da garantire che questa odiosa truffa non possa più ripetersi».
Intanto il sito del quotidiano britannico The Guardian annuncia che l’ayatollah Ali Akbar Hashemi Rafsanjani avrebbe convocato una riunione di emergenza dell’assemblea degli esperti, proprio sulla situazione politica in cui versa il paese. L’assemblea degli esperti nomina la Guida Suprema, svolge un monitoraggio sulla sua attività e ha anche il potere di destituirla. Ma per ora la notizia non è confermata.
Oggi in parlamento, durante una seduta pubblica, è scoppiata una rissa tra due deputati riformisti delle città di Qazvin e Takestan e alcuni deputati conservatori. Sono dovuti intervenire altri deputati. Il Majlis è composto da una fazione minoritaria di riformisti e da una consistente maggioranza conservatrice che sostiene il presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Continuano gli arresti di oppositori di Ahmadinejad a Teheran e in diverse città di province dove si è propagata la protesta. Anche lì, come nella capitale, gli abitanti salgono di notte sui tetti dei palazzi e scandiscono «Allah Akbar», in riferimento alle proteste del 1979, quando l’ayatollah Khomeiny invitava a protestare contro il regime imperiale del Shah. Ogni sera risuonano anche i klaxon nei quartieri di diverse città, in sostegno al Mir Hossein Moussavi. E la protesta è sbarcata anche sui campi di calcio. A Seul, dove la nazionale iraniana giocava una partita di qualificazione per i mondiali del Sudafrica, alcuni calciatori sono scesi in campo con delle fasce verdi al polso. Tra i tifosi campeggiava uno striscione con la scritta «Vai al diavolo dittatore» e hanno scandito slogan come «Compatrioti, saremo con voi fino alla fine».
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