Il movimento dei sindaci
Gianni Belloni
200 sindaci, in gran parte veneti, l’hanno annunciato ieri a Padova: il 9 dicembre manifesteranno a Roma. Le lamentazioni sono note. I comuni sono sul lastrico, complici il «patto di stabilità» [che impone un tetto di spesa anche in presenza di disponibilità finanziaria], i tagli ai trasferimenti statali, la mancata sostituzione dell’unica tassa federalista, l’Ici, abolita dal governo di centrodestra.
Non è la prima manifestazione dei sindaci a Roma: il primo ottobre dell’anno scorso sfilarono in 300. L’accoglienza fu gelida, ci fu anche qualche problema con la polizia per l’accesso del «corteo» a piazza Montecitorio, e la proposta di trasferire il 20 per cento dell’Irpef agli enti locali è rimasta lettera morta.
Dall’anno scorso la crisi sociale si è approfondita: secondo un recente studio dell’Associazione comuni italiani [Anci] il 65 per cento dei comuni ha ridotto le rette e le tariffe dei servizi per le famiglie colpite da problemi occupazionali e, mediamente, le spese sociali sono aumentate dell’8 per cento rispetto al 2008. La domanda di servizi sociali crescerà quest’anno del 20 per cento. Ciò richiederebbe un impegno ulteriore di 1,6 miliardi di euro complessivi, a fronte di una contrazione dei bilanci comunali di 3 miliardi l’anno per i prossimi tre anni. Questi i dati.
Quello politico, di dato, dice che la Lega, che vede come il fumo degli occhi il movimento dei sindaci, è riuscita ad imbrigliare il discorso federalista facendone cattiva retorica e pessima ideologia. Per questo i sindaci dovrebbero allearsi con chi la crisi la subisce: sulla mancanza di reddito, sull’esclusione, sullo scadimento dei beni comuni, gli enti locali potrebbero avere un ruolo prezioso.
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