lunedì 7 dicembre 2009
Spatuzza fa il nome di Berlusconi
Spatuzza parla in aula. E fa il nome di Berlusconi
Giuliano Santoro
Al processo contro il senatore Pdl Marcello Dell'Utri, il pentito racconta la strategia stragistica degli anni novanta e la ricerca di nuovi equilibri nel rapporto tra politica e mafia attraverso l'ascesa di Berlusconi: «Graviano mi disse che ci avevano messo il paese nelle mani». Berlusconi cancella all'ultimo momento la visita in Calabria.
Mancano pochi minuti alle 13 quando la desposizione del pentito Gaspare Spatuzza al processo a carico del senatore Marcello Dell’Utri, in corso a Torino nell’aula bunker davanti alla Corte d’Appello di Palermo, si fa il nome del presidete del consiglio. Dopo l’aertura dedicata alle schermaglie tattiche e al tentativo della difesa di Dell’Utri di rinviare la deposizione, Spatuzza entra in aula e racconta la storia che già era trapelata nei giorni scorsi: la strategia stragista degli anni che precedettero la rapida ascesa di Berlusoni al potere non sarebbe frutto solo della mano mafiosa ma anche di una precisa tattica volta a destabilizzare il potere nel momento in cui la Democrazia cristiana affondava nella palude di Tangentopoli e la mafia cercava nuovi equilibri, nuovi riferimenti politici.
«Ho fatto parte dagli anni ottanta al Duemila di un’associazione terroristico-mafiosa denominata Cosa nostra – ha detto Spatuzza all’inizio della lunga deposizione – Dico terroristica per quello che mi consta personalmente, perché dopo gli attentati di via D’Amelio e Capaci, ci siamo spinti oltre». E poi: «Quando avviene la strage di Capaci noi abbiamo gioito vigliaccamente, quando c’è stato l’attentato a Borsellino ripeto vigliaccatamente abbiamo gioito». In precedenza Spatuzza aveva detto che a fine 1993 c’era stato un incontro con Giuseppe Graviano durante il quale venne incaricato di fare un attentato a Roma, quello poi fallito all’Olimpico. A quella richiesta il pentito obietta che «che ci stavamo portando un po’di morti che non ci appartengono: 5 morti a Milano, 5 morti a Firenze tra cui quella bellissima bambina». A quel punto Graviano riferisce a Spatuzza che «è bene che ci portiamo un po’ di morti chi si deve muovere si dà una mossa». Spaventosi i particolari sul famigerato attentato allo stadio Olimpico. «Era gia’ tutto pronto per l’attentato allo stadio Olimpico di Roma per uccidere i carabinieri – racconta Spatuzza – ma all’ultimo minuto quando Benigno premette il telecomando, fortunatamente, grazie a Dio, il telecomando non funzionò. Benigno continuò a premere il telecomando ma non succedeva niente per l’Olimpico dovevamo usare una tecnica esplosiva che non avevano mai usato neppure i talebani, mettendo tondini di ferro, oltre all’esplosivo, per aumentare la deflagrazione». Spatuzza ricorda che l’attentato andava fatto «al termine della partita all’Olimpico. Dopo il fallito attentato tornammo a Palermo».
Poi, in un’escalation di tensione, si arriva al momento clou, davanti a 200 giornalisti di mezzo mondo. «Nel ‘94 incontrai Giuseppe Graviano in un bar in Via Veneto, aveva un atteggiamento gioioso, ci siamo seduti e disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato aavnti quella storia. Mi vennero fatti due nomi tra cui quello di Berlusconi. Io chiesi se era quello di Canale 5 e mi disse: sì. C’era pure un altro nostro paesano. Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo il paese nelle mani». «Di Berlusconi sapevo che era il proprietario di Canale 5», risponde Spatuzza, che poi alla domanda se era a conoscenza di interessi politici di Berlusconi e Dell’Utri in quel momento risponde di no, così come dice di non aver chiesto altre spiegazioni su quell’affermazione di Graviano.
Spatuzza ha anche fatto riferimento all’«endorsement mafioso» nei confronti dei socialisti, alla fine degli anni ottanta. Periodo in cui in effetti ci fu un boom di consensi, in Sicilia, per il Psi di Craxi. Rispondendo ad una domanda del procuratore generale di Palermo che gli chiede «chi sono i quattro crasti socialisti» a cui poco prima aveva fatto riferimento, Spatuzza risponde «non so se si trattava delle elezioni nazionali dell’88 o dell’89 ma sono stato incaricato di impegnarmi a sostenere quattro candidati socialisti. All’epoca capolista era Claudio Martelli, poi Fiorino e altri che ora non ricordo. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro, facemmo Bingo».
Nel frattempo, Berlusconi annunciava la strategia difensiva ai membri del governo nel corso del Consiglio di ministri, «Sono accuse che si commentano da sole, ma in Italia non c’è nessuno disposto a credere a queste assurdità». Lo stesso faceva Dell’Utri dall’aula bunker: «La mafia ha tutto l’interesse a buttare giù un governo che sta lottando contro Cosa Nostra come nessun altro aveva mai fatto prima – ha detto Dell’Utri – Gaspare Spatuzza non è un pentito dell’antimafia ma un pentito della mafia».
Berlusconi, che aveva fatto cancellare per «legittimo impedimento» l’udienza odierna del processo Mills a Milano, si è poi chiuso nella sua abitazione privata di Palazzo Grazioli e ha cancellato la visita in Calabria. Dove era atteso per l’inaugurazione di un tratto della autostrada Salerno-Reggio Calabria e soprattuto per l’annuncio della candidato del Pdl alla presenza della Regione per le elezioni del marzo prossimo: è in atto un duro scontro ancora senza vincitori tra l’ex-An Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio, e il medico personale di mamma Rosa Berlusconi, Bernardo Misaggi. Ma evidentemente le emergenze del premier adesso sono altre.
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