Milano contro gli inceneritori
Ernesto Pedrini
Milano e provincia si mobilitano contro gli inceneritori che, in qualche modo, sono «strategicamente» collegati all'Expo.
Inceneritore_milano_legambiente
Dopo la mobilitazione nazionale contro gli inceneritori che ha coinvolto migliaia di persone, lo scorso 17 aprile a Parma [che sta coinvolgendo persino l’imprenditore Barilla]. Dopo che l’indignazione popolare ha costretto il presidente della Regione Emilia Romagna ad ammettere la «deroga» alla legge per bruciare i fanghi velenosi, provenienti dal Lambro, nell’inceneritore di Piacenza, qualcosa si muove anche in Lombardia.
Una prima vicenda riguarda il raddoppio dell’inceneritore di Trezzo sull’Adda [Nord-est Milano], gestito dalla Prima Srl che fa capo al Gruppo Falck, ed ha preso il via lo scorso giugno, con la richiesta della società di portare le linee di incenerimento da due a quattro, con un’ulteriore capacità di smaltimento di 193 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Un potenziamento che prevede, tra l’altro, un raddoppio della volumetria e della superficie occupata [attualmente circa 23 mila metri quadrati]. In una prima fase, la richiesta di ampliamento era stata archiviata dalla Regione Lombardia per «motivi tecnici in merito alla reale disponibilità delle aree interessate», cui è però seguita, poche settimane fa, una sentenza del Tar che ha «riaperto il processo autorizzativo».
L’inceneritore di Trezzo sull’Adda è uno dei lucrosi impianti del gruppo Falck, [che è entrato nel business dell’energia dopo aver lasciato la siderurgia], che beneficiano dei contributi statali [i CIP6] come «fonte di energia rinnovabile».
Il 18 aprile a Grezzago, comune confinante con Trezzo, si è tenuta una manifestazione promossa dal WWF di zona, che ha visto diverse centinaia di persone, compresi molti sindaci. Il sindaco di Trezzo sull’Adda si è sottoposto ad analisi del sangue che hanno individuato la presenza di metalli pesanti, derivanti con buona probabilità dal rilascio di polveri dell’inceneritore.
Molti sindaci presenti anche nella seconda manifestazione, che ha visto circa duemila persone a Opera, in pieno parco agricolo Sud Milano. Qui l’oggetto del contendere è la realizzazione di un nuovo inceneritore, che il comune di Milano [attraverso la ex municipalizzata A2A] vorrebbe realizzare proprio al confine con Opera passando sopra le teste dei cittadini e degli enti locali, compresi quelli «amici»: è interessante ricordare che l’attuale sindaco di Opera è l’ex segretario della Lega Nord, che si era distinto in passato per la vergognosa persecuzione dei Rom che il comune di Milano aveva espulso sul territorio di Opera.
La strategia che vede questa richiesta «a tenaglia» di nuovi inceneritori per la provincia di Milano è, ancora una volta, il famigerato Expo2015. Nel nuovo dossier presentato al Bureau International des esposition, si stimano 20 milioni di visitatori. Solo qualche mese fa la stima del numero di ipotetici visitatori dell’Expo fosse di 6 milioni di visitatori nei sei mesi previsti. Ora, non si comprende come le stime possano essere triplicate nel giro di pochi mesi se al fine di utilizzare questo numero enorme per giustificare le «grandi opere» connesse ad Expo. Oltre alle autostrade e all’alta velocità, anche gli inceneritori rientrano in questa discutibile «strategia».
Più gente significa più rifiuti da bruciare, per impianti che poi vivranno inghiottendo i rifiuti che provengono da fuori territorio [come già succede per oltre la metà di quanto bruciato a Trezzo sull’Adda].
È doveroso ricordare che gli inceneritori sono impianti che vivono delle provvigioni statali, altrimenti non sarebbero economicamente sostenibili. Per questi incentivi la Commissione Europea ha avviato una procedura di messa in mora dell’Italia, dichiarando questi incentivi un dazio ingiusto. Per questo motivo l’associazione Diritto al futuro sta promuovendo in tutta Italia una campagna per ottenere il rimborso dei contributi CIP6, versati dai cittadini in questi anni.
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