Santoro spiega il suo addio: “Non potevo continuare a lavorare trattato come un nemico interno”
Michele Santoro spiega i motivi del suo addio alla Rai: “Non potevo continuare a lavorare accerchiato come il generale Custer. Non si può vivere bene in un’azienda che ti considera un nemico interno. Se digito il mio nome sulla banca dati Rai esce fuori l’espressione in causa”, spiega al Corriere della Sera.
Il conduttore racconta che la decisione ultima di lasciare l’azienda pubblica è arrivata con la scelta della Rai di ricorrere in Cassazione contro la sentenza con cui il 26 gennaio del 2005 il giudice del lavoro la obbligava a restituirgli un programma in pirma serata. La sentenza è poi stata confermata, ma la vicenda ha inciso su Santoro.
Il giornalista salernitano ricorda gli ottimi risultati di Annozero, che quest’anno ha raggiunto punte del 30 per cento di audience, attestandosi sempre in media intorno al 20 per cento. Ascolti molto apprezzati anche dalla Sipra, la concessionaria della pubblicità Rai, che da due ha portato a quattro i blocchi di pubblicità, spiega Santoro.
I Centri media confermano la tesi del conduttore: ogni puntata di Annozero vale intorno ai 350mila euro, si cui un terzo portati dal valore aggiunto della trasmissione.
Nonostante i numeri, e i soldi, Santoro sottolinea che “invece di avere appoggio, aiuti, sostegno dai vertici Rai ti arriva il ricorso in Cassazione. Io mi sarei aspettato ben altro. Cioè la proposta di trovare un accordo e chiudere il contenzioso giudiziario, dopo un’annata così”.
Per evitare di restare altri tre anni senza lavorare, il conduttore ha deciso di sperimentare con una docu-fiction, cercando magari spazi alternativi sul satellite o in rete.
Riguardo alla liquidazione milionaria, Santoro ricorda di avere un contratto da direttore, di aver lasciato con uno scivolo di tre anni di stipendi “così come avviene con i dipendenti che raggiungono certi accordi”.
20 maggio 2010
http://www.blitzquotidiano.it/tv/michele-santoro-rai-annozero-384218/
Il conduttore racconta che la decisione ultima di lasciare l’azienda pubblica è arrivata con la scelta della Rai di ricorrere in Cassazione contro la sentenza con cui il 26 gennaio del 2005 il giudice del lavoro la obbligava a restituirgli un programma in pirma serata. La sentenza è poi stata confermata, ma la vicenda ha inciso su Santoro.
Il giornalista salernitano ricorda gli ottimi risultati di Annozero, che quest’anno ha raggiunto punte del 30 per cento di audience, attestandosi sempre in media intorno al 20 per cento. Ascolti molto apprezzati anche dalla Sipra, la concessionaria della pubblicità Rai, che da due ha portato a quattro i blocchi di pubblicità, spiega Santoro.
I Centri media confermano la tesi del conduttore: ogni puntata di Annozero vale intorno ai 350mila euro, si cui un terzo portati dal valore aggiunto della trasmissione.
Nonostante i numeri, e i soldi, Santoro sottolinea che “invece di avere appoggio, aiuti, sostegno dai vertici Rai ti arriva il ricorso in Cassazione. Io mi sarei aspettato ben altro. Cioè la proposta di trovare un accordo e chiudere il contenzioso giudiziario, dopo un’annata così”.
Per evitare di restare altri tre anni senza lavorare, il conduttore ha deciso di sperimentare con una docu-fiction, cercando magari spazi alternativi sul satellite o in rete.
Riguardo alla liquidazione milionaria, Santoro ricorda di avere un contratto da direttore, di aver lasciato con uno scivolo di tre anni di stipendi “così come avviene con i dipendenti che raggiungono certi accordi”.
20 maggio 2010
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