All'istituto di ricerche della Regione
è record di figure apicali.
Roba da far impallidire la Sicilia (solo 1 ogni 8).
E nella pianta organica spuntano
parecchie assunzioni "celebri"
Non
chiamatelo carrozzone. E’ un serio e qualificato istituto di ricerche.
Di esclusiva proprietà pubblica. L’Ires Piemonte, fondato nel 1958 da
Comune e Provincia di Torino è dal 1991 un ente strumentale della
Regione. Da anni fotografa l’evoluzione dei fenomeni economici e sociali
del Piemonte, in particolare attraverso la propria dettagliata
relazione annuale.
Sul piano organizzativo, però, non tutto è così pacifico. La struttura con il passare degli anni è esplosa al punto che con soli 46 dipendenti ha nella sua pianta organica ben 14 dirigenti: uno ogni tre dipendenti. Roba da mettere in secondo piano il caso, clamoroso, della Regione Sicilia, che ha conquistato paginate di giornali per l'abnorme rapporto di un dirigente ogni otto sottoposti nella propria amministrazione. Si tratta, peraltro, di professionisti che per la maggior parte superano i 100 mila euro annui. Compaiono il responsabile delle aree politiche sociali, Luciano Abburrà, che allo stipendio tabellare di 43.310,90 assomma la retribuzione di posizione di 45.102,87 e il premio di produzione di 22.454 euro. Stesso trattamento per i titolari delle politiche territoriali, Vittorio Ferlaino, del prodotto "relazione annuale" Maurizio Maggi e dell'area politiche pubbliche Stefano Piperno.
Ma nell’elenco spicca il nome di quello che è il bibliotecario più pagato d’Italia, formalmente inquadrato come responsabile settore "documentazione e comunicazione": Tommaso Garosci, con i suoi 116 mila euro annui. Un comparto che per oltre vent’anni ha avuto un unico addetto e che solo nell’ultimo biennio ha visto l'incremento di ben due nuovi collaboratori. Mistero.
L'Ires è ovviamente amministrato da un cda: nove membri tra i quali il presidente Enzo Risso (indennità di carica 7.786,85 più gettoni di presenza del valore di 61,97 euro), il suo vice Luca Angelantoni, storico collaboratore di Enzo Ghigo (4.648,11 più gettoni), mentre i semplici consiglieri si accontentano del solo gettone. Essendo organismo di ricerca l’Ires si è dotato anche di un comitato scientifico composto da sette membri, tutti docenti universitari, che percepiscono tutto sommato una modesta indennità (1.549,37 più gettoni) leggermente ritoccata per la presidente, professoressa Adriana Luciano (2.065,83). E infine, ultimo citato ma primo nella gerarchia, Marcello La Rosa, ininterrottamente direttore dal 1997, classe 1952, medico con master in direzione aziendale conseguito alla Bocconi, che percepisce una retribuzione di 120mila euro più indennità di risultato che nel 2010 è stata di 30 mila euro.
E come sempre, quando si ha a che fare con realtà pubbliche, il venticello sempre caldo della calunnia e il sospetto di nepotismi e raccomandazioni soffia anche nelle stanze di via Nizza. Certo è che, senza voler misconoscere la professionalità degli interessati, scorrendo l’elenco saltano agli occhi alcuni cognomi più o meno noti: Alberto Crescimanno, figlio di uno dei massimi dirigenti della Regione Sergio Crescimanno, attualmente direttore Personale e Organizzazione di Palazzo Lascaris, Carlo Alberto Dondona, figlio di Bepi, compianto esponente liberale, e Stefano Cavaletto, erede dello storico dirigente al Commercio, da poco andato in pensione e oggi in politica coi seguaci di Montezemolo.
http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/ires-un-dirigente-ogni-tre-dipendenti-2598.html
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