I turisti contaminano
gli indigeni della
foresta amazzonica
I CONTATTI CON GLI ALTRI UMANI
mettono a rischio la salute degli abitanti della foresta. Sono
indifesi di fronte a batteri e agenti contaminanti. Non vogliono vedere e
incontrare nessuno. Lo fanno capire in tutte le maniere. Lasciando
chiari segni di “divieto” nella foresta, lanciando qualche freccia senza
punta, a titolo dimostrativo, agli aggressori di turno, cercando di
mostrarsi il meno possibile.Sono tuttora un numero rilevante le tribù “incontattate” che, in varie porzioni del globo e in primis nella foresta amazzonica, vogliono mantenere integra la loro autonomia e libertà, mistero che li riguarda compreso. In Perù, in particolare, vivrebbero tra i 4 e i 5 mila indigeni, divisi in una quindicina di tribù.
Hanno sperimentato sulla propria pelle che nella maggior parte dei casi i contatti con il mondo “normale” portano loro solo danni. Perché tagliatori di legname gli sottraggono giorno dopo giorno una parte rilevante del loro habitat, perché un attacco ancora più potente alla loro civiltà arriva dalle multinazionali a caccia di risorse da sfruttare.
E ANCHE SE IL DIRITTO INTERNAZIONALE RICONOSCE
Gli incontattati sono indifesi rispetto ai nostri batteri e ai nostri virus, ma anche alle sostanze contaminanti più tipiche e banali delle realtà ricche. Basta una congiuntivite delle nostre per accecarli, un’influenza per ucciderli.
Il pericolo arriva dai turisti che, curiosi, per attrarre gli indiani fuori dalla foresta lasciano ogni tipo di esca, vestiti compresi. Ebbene, gli indiani incontattati non hanno difese immunitarie in grado di proteggerli da malattie molto comuni. A seguito del primo contatto, solitamente oltre il 50% della tribù muore. In alcuni casi, muoiono tutti i suoi componenti. Riprova della loro fragilità, ma anche di quanto sono contaminati gli umani “evoluti”.
Un antropologo ha proposto un gioco per i bambini in una tribù africana.
Ha messo un cesto pieno di frutta vicino a un albero, dicendo ai ragazzi
"chi arriva prima può mangiare tutti i dolci frutti".
I ragazzi corrono, si siedono tutti insieme e iniziano a gustare le prelibatezze.
Lo studioso chiede il perché di questo comportamento.
Loro rispondono UBUNTU:
come può uno di noi essere felice se tutti gli altri sono tristi?''
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