L’AQUILA
ARRIVA IL DOSSIER DI BRUXELLES
“SPRECHI E INFILTRAZIONI MAFIOSE”
Ecco il dossier di Bruxelles: le new town costate il 158% in più dei prezzi di mercato
Un danese ha perlustrato l’Abruzzo del dopo terremoto per tre anni, ha visitato una spettrale città chiamata L’Aquila, poi ha steso un report che è diventato un documento d’accusa contro la ricostruzione. Tutto esasperatamente costoso. E per di più tutto fatto in nome della legge. Un dossier della commissione di controllo del bilancio di Bruxelles racconta la fiera dello spreco dopo la notte del 6 aprile 2009. Case troppo care, fondi comunitari spesi male, norme violate, materiali scadenti, appalti sospetti. Firmato Søren Søndergaard, deputato europeo della Sinistra unitaria, inviato in Italia per verificare come è stato usato il denaro dei contribuenti dell’Unione.
Ogni appartamento è costato il 158 per cento in più del valore di mercato, il 42 per cento degli edifici è stato realizzato con i soldi dei contribuenti europei (e non con quelli del governo italiano, come ha sempre sostenuto l’ex premier Silvio Berlusconi), solo il calcestruzzo è stato pagato 4 milioni di euro in più del previsto. E 21 milioni in più i pilastri dei palazzi. Cifre ufficiali della Corte dei Conti europea, tutte richiamate nel report di Søndergaard. Dove si censura il silenzio dell’Europa che è stata a guardare mentre qui si sperperava, dove si «deplora » l’invio di dati «apparentemente non corretti» trasmessi a Bruxelles dal Dipartimento della Protezione Civile, dove si elenca minuziosamente tutto ciò che lui stesso ha riscontrato nelle sue missioni. Su prefabbricati, acciaio, ammortizzatori sismici, bagni chimici, contratti a imprese. Sempre oltre i costi preventivati, soprattutto quelli fissati dai «manuali». E anche di tanto.
Il suo dossier sarà discusso al Parlamento europeo giovedì 7 novembre e presentato questa mattina, in anteprima all’Aquila, nelle sale del consiglio regionale. È la sintesi di una lunga «istruttoria» condotta in Abruzzo da Søndergaard — membro della Cont, la commissione di controllo del bilancio di Bruxelles — insieme al suo collaboratore Roberto Galtieri per indagare su dove erano finiti gli stanziamenti comunitari dopo la potentissima scossa di quella notte, trecentonove morti, decine di migliaia di sfollati e un business infinito intorno ai cinquantasei comuni abruzzesi dentro il «cratere».
La prima volta sono arrivati all’Aquila l’8 ottobre del 2010. Poi hanno cominciato a investigare mese dopo mese, fino a ultimare questo report che giovedì prossimo dovrà vagliare il Parlamento di Bruxelles.
Il dossier del deputato danese comincia dalla fine, dall’ultima visita all’Aquila: «La situazione del centro storico rimane sostanzialmente invariata. In quattro anni solo un paio di edifici (uno pubblico e uno privato) sono stati ricostruiti nella cosiddetta zona rossa…». Poi informa la sua commissione dei sopralluoghi negli edifici del progetto CASE (Complessi Antisimici Sostenibili ed Ecocompatibili) e in quello dei MAP (Moduli Abitativi Provvisori), dove ha verificato con il suo «ispettore» Galtieri cosa c’era cosa e cosa non c’era: «Nelle case e nelle scuole non ci sono pannelli a indicare che sono state costruite con i fondi Ue… ma al contrario ci sono pannelli che specificano “edifici realizzati con donazioni da enti privati e amministrazioni locali”. Ciò è in contraddizione con le norme europee…».
Poi ancora segnala alla commissione la qualità delle costruzioni dei MAP: «Il materiale è generalmente scarso… impianti elettrici difettosi… intonaco infiammabile… alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché “pericolosi e insalubri”… Quello di Cansatessa è stato interamente evacuato (54 famiglie) e la persona responsabile per l’appalto pubblico è stato arrestato e altre 10 persone sono sotto inchiesta».
Un capitolo intero è dedicato alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni nei lavori della ricostruzione. Primo punto: «Un numero di sub appaltatori non disponeva del certificato antimafia obbligatorio». Secondo punto: «Il Dipartimento della Protezione civile ha aumentato l’uso del sub appalto consentito dal 30 al 50 per cento». Terzo punto: «Un latitante è stato scoperto nei cantieri della Edimo, che è una delle 15 imprese appaltatrici ». Quarto punto: «Una parte dei fondi per i progetti CASE e MAP sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata… ma le competenti autorità italiane non hanno ancora reso pubblici questi dati… «. Quinto punto: «La commissione bilancio Ue ha dichiarato di avere scoperto casi di frode, ha comunicato tali risultati al Dipartimento della Protezione Civile, che successivamente ha scambiato questi progetti connessi con la frode con progetti nei quali non è stata scoperta alcuna frode…».
Nel report Søren Søndergaard elenca le denunce dell’associazione Libera e di Site. it (la testata online che ha sollevato fin dai primi giorni lo scandalo della ricostruzione) e poi bacchetta il governo europeo dopo l’ispezione di una delegazione in Abruzzo nel 2010: «Nella sua relazione non menziona nessuno dei problemi che sono stati portati alla sua attenzione da diversi deputati. Un caso di evidente negligenza». È un’accusa di omesso controllo.
E infine, il deputato danese ricorda come la commissione bilancio Ue abbia anche elaborato una propria valutazione dei conti, tenendola però segretissima. Solo i deputati della Cont l’hanno potuta conoscere
- e solo il 15 luglio del 2013 - con divieto di prendere appunti e divieto anche di commentare citare il contenuto di quanto avete appena letto. Tutto top secret.
Per quattro anni, i contribuenti europei non hanno avuto il diritto di sapere come era stato speso il loro denaro.
Nelle ultime pagine del dossier Søndergaard cita ampiamente la relazione della Corte dei Conti con sede in Lussemburgo. «In questo documento vengono fornite al Parlamento e ai cittadini europei risposte ad alcune delle domande riguardanti la gestione dei fondi Ue in Abruzzo», scrive il deputato danese. E riferendosi alla corte di giustizia europea, ribadisce quale è stata la sua «raccomandazione » al governo di Bruxelles: «È la richiesta all’Italia di rimborsare i fondi europei in caso, nel futuro, derivasse profitto dai progetti finanziati dall’Ue».
È uno dei punti centrali del dossier. I regolamenti Ue impongono che i soldi dirottati ai vari Stati non debbano «generare reddito», ma nelle case nuove dell’Abruzzo fra un po’ si pagherà l’affitto. È già in corso un censimento per capire chi e quanto dovrà sborsare per abitare in quegli edifici dopo il terremoto. Se accadrà, stando alle norme comunitarie, l’Italia dovrebbe restituire all’Europa parte di quei fondi. Sono all’incirca 350 milioni sui 493,7 ricevuti dopo il terremoto.
La relazione della Corte dei Conti è finita alla Commissione europea nel mese di febbraio di quest’anno. In un primo momento, Bruxelles ha giustificato le scelte del governo italiano («Il progetto Case corrisponde pienamente agli obiettivi Ue…»), ha ignorato le «violazioni» denunciate ma giovedì sarà costretta a esaminarla con più cura quel documento insieme al report del deputato danese. E questa volta, non in segreto. Ma in seduta pubblica e con diretta streaming dal sito del Parlamento europeo. La Corte aveva già fornito numeri espliciti. Aveva fatto una premessa la Corte, sul post terremoto in Abruzzo: «Ai costi è stata assegnata scarsissima importanza relativa». E aveva tirato le sue conclusioni: «A giudizio della Corte il progetto Case non ha rispettato le specifiche disposizioni del regolamento europeo… la Commissione dovrebbe anche riesaminare, alla luce dei criteri di ammissibilità stabiliti dal regolamento, la domanda di assistenza presentata dalle autorità italiane».
L’AQUILA.
«Le new town sono una grande cretinata».
Lo ha detto Vittorio Sgarbi,
rispondendo a una domanda sui 19 nuclei di palazzine antisismiche del progetto C.a.s.e.,
costruiti dopo il terremoto del 6 aprile 2009.
«Berlusconi aveva buone intenzioni
ma non era la cosa giusta da fare - ha aggiunto - perché
hanno allontanato la gente da luoghi dove non tornerà».
Gli inquilini del progetto C.A.S.E. stanno ricevendo una raccomandata dal comune di L'Aquila (costo totale 96 mila euro) con i bollettini già rateizzati, 18 mesi, per pagare le somme relative ai consumi delle singole abitazioni e spese condominiali. Ma sul calcolo dei consumi non c'è trasparenza.
In questi giorni gli inquilini del progetto C.A.S.E. stanno ricevendo una raccomandata dal comune di L'Aquila (costo totale 96mila euro) con i bollettini già rateizzati, 18 mesi, per pagare le somme relative ai consumi delle singole abitazioni e spese condominiali. Il comune ha stabilito 0,05369 euro al mq per ogni giorno trascorso nei moduli delle new town. In questa prima tranche sta arrivando l'acconto, gli importi variano oltre 5mila euro per chi ha un appartamento di 100mq, 3mila circa di chi abita in uno di 60. E questo sarebbe solo un acconto. Perché è accaduto ciò? A fine marzo del 2010 la gestione del compendio immobiliare del progetto C.A.S.E. (6.000 alloggi) è stato assegnato al comune. Una volta che la Protezione Civile ha trasferito la gestione degli alloggi al comune, quest'ultimo si è intestato le singole utenze. Solo a fine dicembre del 2011 il comune ha deliberato che le spese dei servizi debbano essere a carico dei condomini ed ha stabilito anche all'affidamento dell'amministrazione condominiale ad un'impresa specializzata nel settore, tale gara poi è stata bloccata, l'affidamento della manutenzione ordinaria è rimasto alla Manutencoop Facility Management SpA (come deciso dalla Protezione Civile ad ottobre 2009) per 9.645.975,04 euro (in realtà la Manutencoop ha dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi di infiltrazioni di acqua).
A fine novembre 2012 - dopo le elezioni amministrative che hanno riconfermato il sindaco uscente - il Consiglio comunale ha approvato in via definitiva l'acquisizione al civico patrimonio dei moduli abitativi (che cadono a pezzi). Il S.E.D. (servizi elaborazione dati SpA) è stato incaricato dal comune di L'Aquila (al costo di 176mila euro) di gestire servizi di interesse generale fra cui la riscossione dell'acconto sui consumi condominiali. Questi consumi però non è dato sapere come siano stati calcolati. Gli inquilini oggi già stanno pagando l'Enel servizio elettrico (probabilmente l'Enel per recuperare prima i soldi ha indirizzato ai singoli inquilini le bollette), alcuni hanno intestato l'utenza del gas, nonostante ciò hanno ricevuto bollette che tenevano conto solo dei mq dell'appartamento.
Nessuno sa se ha consumato meno o più della cifra riportata nei bollettini eppure, al momento di sottoscrizione dell'affidamento del alloggio, al punto 4 c'è scritto: "la spesa per la fornitura delle utenze domestiche (ad. es. acqua, energia elettrica, gas, telefonia fissa) previa lettura, ove del caso, contatori, nonchè gli oneri per la gestione delle parti comuni e quelle relativi alla manutenzione o ordinaria e la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, sono a carico dell'assegnatario." Infatti l'anomalia non è il fatto di dover pagare, ma la mancanza di trasparenza sui consumi. Il comune fa sapere che è già stato istituito un ufficio reclami, la solita gestione italiana: la pubblica amministrazione chiede i soldi, il cittadino si rende conto che qualcosa non torna e, per non vedersi arrivare lettere da Equitalia, paga e forse alla fine se non si arrende di fronte a tanta burocrazia potrebbe essere rimborsato.
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