Scivolo d'oro per la pensione ai militari,
Cgil: "Iniquità e disuguaglianze"
Pensioni, che ingiustizia: esercito "sotto attacco" Militari congedati con lo scivolo d'oro "contro" semplici lavoratori per i quali la pensione resta un miraggio. L'attacco della Cgil: "Disuguaglianza e ingiustizia grave"
ROMA - Da un lato i militari. Dall'altro i civili. Da un lato chi, fra scivoli d'oro e pensioni piene, ha assicurato un futuro agiato. Dall'altro chi, fra riforme e controriforme, non sa cosa succederà domani.
E' sempre più evidente, purtroppo, l'inadeguatezza e la disuguaglianza del sistema pensionistico italiano.
Un sistema contro il quale la Cgil ha deciso di fare sentire la propria voce. "Con lo scivolo verso la pensione dei militari cresce l'iniquità del sistema previdenziale e crescono le diseguaglianze". Duro il commento del segretario nazionale Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, e del segretario confederale Cgil, Vera Lamonica, che spiegano: "Abbiamo più volte e in più sedi espresso un giudizio molto critico sulla legge Di Paola di revisione dello strumento militare, soprattutto perchè abbiamo considerato tale legge non in grado di produrre alcuna vera riorganizzazione, per mettere in efficienza il servizio difesa, eliminare sprechi e spese improduttive e rimuovere privilegi. Gli schemi di decreto che dovrebbero attuare la legge confermano e rafforzano il nostro giudizio negativo".
Troppo ampio, secondo i due sindacalisti, il divario fra i militari che potranno godere dello scivolo e i "semplici" cittadini. "L'istituto dell'esenzione del personale militare dal servizio nel decennio antecedente il limite di età per la pensione, il cosiddetto scivolo, stabilisce per legge trattamenti che determinano un aumento del livello, già grave, di disuguaglianza e ingiustizia nella determinazione del diritto alla pensione, messo in discussione dai ripetuti interventi sul sistema previdenziale, ultimo quello della riforma Fornero".
L'attacco va avanti. "Tale istituto - osservano - è la punta iniqua di un iceberg di privilegi e guarentigie riconosciute alla sola categoria dei militari (di ogni corpo e grado): si va, infatti, dalla promozione al grado successivo il giorno precedente al pensionamento, alle abbondanti riserve in tutti i concorsi pubblici dal 30 al 50%, all'indennità di campagna riconosciuta anche a militari mai effettivamente impegnati in missioni o missioni militari ed erogata anche dopo la conclusione della campagna stessa".
E ancora, in un'offensiva che appare sempre più dettagliato e ricco di colpevoli. "Questi trattamenti - precisano Chiaramonte e Lamonica - paiono a noi il frutto dell'attività di pressione e di vera e propria lobbying che da sempre svolgono i corpi militari nel nostro ordinamento e di certo non rispondono ad esigenze di equità e di efficienza del servizio difesa, il tutto con insopportabili carichi per la spesa pubblica e con effetti certamente drammatici sull'opinione pubblica e sul giudizio di lavoratrici e lavoratori, di esodati, di pensionati e di giovani disoccupati e precari".
Trasformare le pensioni in un simbolo dell'iniquità potrebbe, a detta dei sindacalisti, creare un "giudizio negativo che, unito alla non condivisione delle scelte costosissime di riarmo dei governi, F35 e non solo, rischia di privare del giusto riconoscimento del Paese il ruolo delicato e difficile svolto dai militari italiani nelle missioni all'estero".
Quindi, per fare sì che questo non accada, chiedono i dirigenti sindacali "si ponga mano ai punti dei decreti attuativi che abbiamo segnalato, ripristinando inoltre criteri di equità di trattamento di militari e civili coinvolti nei processi di riorganizzazione, riduzione del personale e riallocazione delle risorse che pure riteniamo necessari. Si proceda ad ammodernare una amministrazione che deve tornare ad essere strategica per il paese, adeguandola alle necessità attuali in tema di difesa e mantenimento della pace. Il tutto si faccia, rimuovendo, invece che aumentando, diseguaglianze e cancellando insopportabili privilegi e riconoscendo imprescindibili diritti.
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