Secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e il crimine (Unodc) dal titolo "Afghanistan Opium Risk Assessment 2013", pubblicato una settimana fa, la produzione di oppio in Afghanistan è destinata a crescere per il terzo anno di fila, superando i numeri record di quando il Paese era dominato dai talebani.
Il documento dell’Onu prevede aumenti delle coltivazioni in 12 delle 34 province afgane. Soltanto nella provincia di Herat si segnala un trend negativo, mentre le regioni libere dal papavero saranno appena 14, in calo rispetto alle 17 dell’anno scorso e alle 20 del 2010. L’Afghanistan è già il maggiore produttore di oppio al mondo, come aveva rilevato un altro rapporto dell’agenzia dello scorso novembre .
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Le coltivazioni di papavero da oppio in Afghanistan hanno coperto 154.000 ettari nel 2012, il 18 per cento in più rispetto al 131.000 registrati l’anno precedente, Secondo l’ Opium Survey 2012 Afghanistan pubblicato il 20 novembre dal Ministero della lotta alla droga afghano (MCN) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC). Tuttavia, poiché le malattie delle piante e il cattivo tempo avevano danneggiato le colture, la produzione di oppio potenziale e’ calata del 36 per cento nello stesso periodo da 5.800 a 3.700 tonnellate. “Gli alti prezzi dell’oppio sono stati il fattore principale che ha portato all’aumento della coltivazione di oppio”, ha detto il Direttore Esecutivo dell’UNODC, Yury Fedotov, che chiede “uno sforzo costante da parte del governo afghano e degli attori internazionali per affrontare la coltivazione illecita con un approccio equilibrato delle misure di attuazione per lo sviluppo e il diritto “.
Quest’anno la coltivazione e’ stata concentrata per il 95 per cento nelle province meridionali e occidentali, dove l’instabilita’ e la criminalità organizzata sono ben presenti: 72 per cento in Hilmand, Kandahar, Uruzgan, Day Kundi e Zabul province del sud, e il 23 per cento a Farah, Hirat , e Nimroz a ovest. Ciò conferma il legame tra l’instabilita’ politica e la coltivazione di oppio gia’ evidenziata dal nel 2007. Nel 2012, il prezzo ai “produttori” per l’oppio è rimasto ad un livello relativamente alto di $ 196 per kg, questo continua a fornire un forte incentivo per gli agricoltori ad avviare o riprendere la coltivazione del papavero nella prossima stagione. Come conseguenza delle rese basse nella coltivazione, il reddito lordo medio di oppio per ettaro si è ridotto del 57 per cento a 4.600 dollari nel 2012 dagli 10.700 $ dell’anno prima. Il rapporto 2012 dal sito UNODC .
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Il prezzo, nota il New York Times, è al massimo e decisamente più redditizio rispetto ad altre colture. Agli agricoltori vanno 203 dollari al chilo contro i 43 centesimi per il grano e 1,25 dollari per il riso. Sotto silenzio è un grave effetto collaterale del conflitto: l’elevato numero di bambini resi dipendenti dalla sostanza.
Secondo Globalist, analizzando i dati si osserva un incremento tendenziale delle aree di coltivazione, mentre l'andamento dei prezzi negli ultimi tre anni si sviluppa a serpente: nel 2010 l'oppio afghano costava tra i 60 e gli 85 dollari al chilo, nel 2011 tra i 300 e i 600 dollari, mentre l'oscillazione tra il 2012 e inizio 2013 è tra 160 e 440 dollari al chilo.
Esponenti di Ong che lavorano coi contadini afghani su progetti per la produzione di colture alternative all'oppio sostengono che il problema principale sia l'accesso ai mercati, che resta proibitivo, almeno se comparato agli oppiacei. Non è certo contro i contadini afghani che si può puntare il dito per questa situazione, ma al fallimento delle politiche adottate (o non adottate) per affrontare il problema. Una responsabilità che ricade in primis sul governo di Kabul, ma che allo stesso tempo evidenza il fallimento, almeno nelle zone in cui la produzione di oppio è aumentata, dell'azione svolta dalla macchina di assistenza internazionale.
Le strategie di stop alla produzione di oppio messe in piedi negli anni scorsi hanno avuto l'effetto di rendere i contadini afghani schiavi dei signori della guerra, che oggi ancora lucrano sull'incremento della produzione di oppio di cui parla il rapporto Onu. Quando le colture oppiacee sono state distrutte i contadini si sono trovati con debiti fino al collo da ripagare alla malavita afghana. Vittime di questa situazione sono state le figlie dei produttori "consegnate" a criminali e trafficanti come spose o schiave per saldare i debiti.
Sul fenomeno è stato realizzato un film dal titolo "Opium-brides". Già nel 2008 un rapporto di Iom (International Organization for Migration) parlava della pratica del "debt marriage" legato alla produzione e al traffico di sostanze oppiacee. Nello stesso anno il Presidente Hamid Karzai, sostenuto dalla Comunità internazionale ma non riconosciuto come un leader credibile da molta parte della popolazione afghana, che guarda al governo di Kabul come la testa del pesce da cui derivano i soprusi e la corruzione dilaganti nel paese, condannava l'uso di ragazze come merce di scambio tra contadini e trafficanti.
A parole Karzai è bravo, i fatti però gli sbattono in faccia che sulla produzione di oppio,
con tutte le conseguenze del caso, ha fallito nel modo più totale.
Sarà anche perché secondo alcune stime la produzione di oppio in Afghanistan
conta tra il 15 e il 20 per cento del Pil?
Droga e Afghanistan soldati-trafficanti
Droga e Afghanistan soldati-trafficanti.
La storia dimenticata della paracadutista italiana Alessandra Gabrieli
Secondo l'Onu per l'oppio è stato un anno di produzione record, anche nella zona di Kabul, sotto il controllo delle truppe Nato. In Italia è finita in nulla l'inchiesta militare partita dal caso di Alessandra Gabrieli, militare della Folgore diventata tossicodipendente e spacciatrice dopo la missione.
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