Un provvedimento che risolve parzialmente la contraddizione di Via Nazionale, un istituto pubblico in mano a soci privati senza alcun poter di influenzare le scelte decisionali di Palazzo Koch, e che pone un aggravio futuro ai contribuenti.
NUOVO MECCANISMO – Banca d’Italia, come fissa il suo Statuto, è un soggetto di diritto pubblico, indipendente, i cui organismi apicali sono nominati dal governo. La sua struttura azionaria però è privata: il 95% delle azioni è infatti in mano alle maggiori banche italiane, un retaggio dell’epoca fascista e del periodo in cui i più grandi istituti di credito del paese erano pubblici. Le privatizzazioni degli ultimi decenni hanno portato ad una particolare concentrazione delle azioni di Banca d’Italia in Unicredit ed Intesa Sanpaolo, i due maggiori istituti italiani, che insieme possiedono quasi i due terzi delle sue azioni. Partecipazioni che hanno un valore simbolico, visto che il capitale nominale di Banca d’Italia vale 156 mila euro. Le singole banche però hanno iscritto nei loro bilanci valori di queste partecipazioni molto difformi tra loro.
RIVALUTAZIONE – La stessa Banca d’Italia, che ha stimato tra i 5 ed i 7,5 miliardi di euro il valore complessivo delle sue azioni. Una rivalutazione che porterà un beneficio significativo ad Unicredit ed IntesaSanpaolo in particolare, ma anche a tutte le altre banche che detengono quote del capitale nominale del nostro istituto centrale. Il governo imporrà inoltre alle banche di vendere queste azioni, per porre un tetto massimo del 5% alle quote che un istituto privato può detenere. La vendita delle partecipazioni unita alla loro rivalutazione genererà un profitto futuro, visto che il mercato per queste azioni al momento non esiste, ma sarà creato da una normativa ad hoc. Inoltre, l’attuale rivalutazione delle quote permetterà alle banche di rafforzare il loro stato patrimoniale, grazie ad una crescita del loro capitale che renderà più agevole l’adesione ai parametri di Basilea, seguiti dalla Bce nella valutazione dello stato degli istituti continentali.
BENEFICI CONTROVERSI – La rivalutazione delle azioni non beneficerà solo le banche, perché la possibilità di mettere sul mercato le partecipazioni in Banca d’Italia consentirà di tassarle. L’aliquota del 16% dovrebbe garantire un gettito fiscale di circa un miliardo l’anno, non poco viste le ristrettezze finanziarie del nostro paese. Il governo attende però il via libera della Bce per procedere alla riforma, anche se più di una voce critica si era sollevata nei confronti di una rivalutazione eccessiva. I problemi sono sostanzialmente due. Il primo è la crescita dei dividendi che Banca d’Italia dovrà erogare ai suoi azionisti. Il secondo riguarda un tema futuro che il nostro paese dovrà affrontare. Benché l’istituto centrale sia un soggetto di diritto pubblico, la sua struttura azionaria privata rimane una contraddizione, specie se consideriamo che la maggior parte delle banche centrali dell’eurozona sono interamente statali. La Bundesbank o la Banque de France hanno un capitale interamente in mano allo stato, e se l’Italia decidesse di trasformare la struttura azionaria di Palazzo Koch da privata a pubblica d’ora in poi dovrà pagare di più a seguito di questa rivalutazione.
DA http://www.signoraggio.it/bankitalia-e-la-pioggia-di-denaro-sulle-banche-italiane/
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