LO SPREAD COL GOVERNO MONTI
Fini: “Aboliremo i vitalizi”. Ma col trucco
LA RIFORMA RIGUARDERÀ SOLO I FUTURI EX PARLAMENTARI. E LE PENSIONI CAMBIERANNO, NON SPARIRANNO
Tra qualche settimana la Camera abolirà i vitalizi degli ex parlamentari”. In tempi di sobrietà l’annuncio del presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini vuole cogliere il nuovo clima. Dice Fini: “L’ufficio di Presidenza della Camera ha dato mandato ai questori di predisporre una riforma che porterà l’abolizione del vitalizio per gli ex parlamentari a partire dalla prossima legislatura”. Sembra una riforma epocale, ma ovviamente non lo è: infatti quando Fini parla di ex parlamentari non si riferisce a chi prende come ex senatore o ex
deputato pensioni d’oro, ma ai futuri ex parlamentari, quelli che ancora devono essere eletti. E quando annuncia l’abolizione dei vitalizi pensa in realtà a “nuove e diverse forme di previdenza”, come precisa una nota dell’Ufficio di Presidenza della Camera.
La novità però, dopo tanti annunci fatti dallo stesso Fini nei mesi passati, è che ora una riforma allo studio c’è. Esiste anche una commissione. Secondo il Regolamento in vigore dal 2007, per avere il vitalizio il parlamentare deve aver fatto almeno 5 anni di mandato e aver compiuto 65 anni. Per ogni anno in più di mandato, diminuisce di un anno l’accesso alla pensione (fino a 60) e aumenta l’assegno. Cinque anni da deputato valgono 2340 euro di vitalizio, 15, 7022. Chi ha maturato questo diritto con i precedenti regolamenti riceve trattamenti ancora più vantaggiosi. Uno scherzetto che costa 38 milioni e 200 mila euro l’anno alla Camera, al Senato 81 milioni e 250 mila euro. Spiega il Questore di Montecitorio, Antonio Mazzocchi, che si parla di una riforma in senso contributivo: ovvero i parlamentari dovrebbero ricevere come pensione il corrispettivo di quanto hanno versato (e non come accade adesso una percentuale sulla loro indennità, che cresce a seconda degli anni di mandato), compiuto il sessantacinquesimo anno d’età. “Stiamo cercando di capire tecnicamente come elaborare questa proposta, con l’Inps, in maniera che chi – per esempio – prima faceva un altro lavoro e poi diventa parlamentare, possa collegare i vari versamenti”.
La commissione intanto ha già cominciato a discutere. I parlamentari che maturerebbero la pensione solo a fine legislatura (248 deputati e 102 senatori) hanno posto il problema: e se cadiamo prima del 2013, che facciamo? Pare che si stia lavorando per loro alla possibilità, pagandosi quel che resta del contributo, di maturarlo comunque. Quindi mentre si parla di tagliare un privilegio, si trova il modo di garantirlo anche a chi non ne avrebbe diritto.
L’ufficio della Presidenza della Camera si riunisce mercoledì, ma l’argomento vitalizi non è (ancora?) all’ordine del giorno. Entro il 30 dicembre si approva il bilancio 2012, ad aprile 2013 si fa la previsione di bilancio 2013-2015. La riforma, dunque, deve arrivare per quella data. Senza contare che il bilancio dei due rami del Parlamento dev’essere fatto e votato dai parlamentari. L’ultima volta il 21 settembre del 2010 la Camera ha respinto la proposta di Antonio Borghesi (Idv) di abolire i vitalizi con 498 no (su 525 presenti). Spiega lo stesso Borghesi: “Il problema, sono i privilegi acquisiti. Se anche si riformano le pensioni dei futuri ex parlamentari, i vitalizi continueranno a costare a Camera e Senato 200 milioni di euro l’anno per almeno 20 anni”.
Wanda Marra -
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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