Peppino Impastato
9 MAGGIO, PER NON DIMENTICARE
Cento passi. Nella mente, per ricordare Peppino Impastato e tutte le vittime del terrorismo e delle stragi. Perché questo Paese, afflitto dalla sindrome della memoria storica troppo corta oppure intermittente, ha il dovere di non dimenticare e soprattutto di ricercare. Ricercare la verità su quelle pagine buie, tante, che vanno dalla morte di Aldo Moro alla trattativa Stato-mafia, passando per piazza Fontana e la stazione di Bologna, senza escludere nessuna strage e nessuna vittima, senza paura di dover illuminare depistaggi e infiltrazioni, anche istituzionali e politiche che, in quegli eventi tragici, hanno deformato lo spirito nazionale e cambiato il corso della storia del nostro paese. Soprattutto per i più giovani, gli stessi per cui Impastato è un modello ancora attualissimo, e che sono le radici del nostro futuro. Ma ogni prospettiva di futuro poggia anche sul passato e sulla sua conservazione, come insegnamento e in alcuni casi come monito. 9 maggio, dunque, per non dimenticare e quindi per sperare nella fine delle connivenze fra mafie e politica e nel tramonto delle deviazioni istituzionali.
Di: Luigi de Magistris
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Cento passi
Contro la mafia
MODENA CITY RAMBLERS
Da Aldo Moro a Peppino Impastato,
oggi si ricordano i servitori dello Stato
L’Italia non ha dimenticato i suoi eroi e, grazie a Napolitano, oggi è un giorno tutto dedicato alla loro memoria. Nonostante il premier Berlusconi parla dei magistrati in senso negativo, come “cancro da estirpare”, c’è chi crede ancora nei veri valori, nella giustizia; e c’è chi come loro, morti ammazzati, ha offerto la propria vita per lo Stato. Il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, vuole dimostrare alle famiglie dei dieci magistrati uccisi dalle Brigate Rosse e da altre formazioni terroristiche, che gli italiani non hanno cancellato il loro passato.
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha così deciso di dedicare a loro la cerimonia di quest'anno in segno di solidarietà alla magistratura dopo l'ignobile affissione di tre settimane fa, a Milano, di manifesti con la scritta «Fuori le Br dalle procure». Quei cartelloni, disse il capo dello Stato, sono una «ignobile provocazione», «un’offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non», e anche il segno che « si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni». La celebrazione si è svolta oggi al Quirinale. Nel corso della cerimonia è stato presentato un libro, intitolato “Nel loro segno”, edito dal CSM, che ricorda i dieci magistrati scomparsi: Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Oggi ricorre inoltre, l'anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana. Lo statista fu ucciso il 16 aprile del 1978, sequestrato dalle Brigate Rosse, fu trovato morto nel bagagliaio di una renault rossa dopo 55 giorni dalla sua scomparsa. Mentre, poco tempo dopo, il 9 maggio, moriva Peppino Impastato, politico-attivista e conduttore radiofonico, barbaramente ucciso da Tano Badalamenti a Cinisi. Grandi uomini che hanno fatto, e continueranno a fare con il loro ricordo, la storia del nostro Paese. Napolitano ha posto, giustamente, l'accento sulla parola «onore», ricordando il tributo di sangue pagato dalle toghe negli anni del terrorismo, il loro esempio «è più forte di qualsiasi dissennato manifesto affisso sui muri della Milano di Emilio Alessandrini e Guido Galli» e di «qualsiasi polemica politica indiscriminata».
Il Capo dello Stato ha dimostrato la sua grande personalità attraverso la sua viva commozione, con la voce rotta dall'emozione ha spiegato che le storie dei magistrati vittime del terrorismo sono come “pietre”, niente e nessuno può togliere il loro valore.
Tiziana Marzano
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