PRIMO MAGGIO TUTTO L'ANNO
senza lavoro non esiste democrazia
Vorrei partire dal concetto di ricatto. Vorrei partire dal concetto di ricatto per parlare di lavoro, lo stesso che celebriamo oggi 1 maggio. Negli ultimi anni, infatti, il lavoro non è più concepito e vissuto come un diritto stabilito al primo articolo della nostra Costituzione, bensì è declinato e realizzato nei termini di un ricatto. Da parte di una "certa" politica, da parte di una "certa" concezione del mercato come legge del più forte e delle mani libere. Ricatto è la precarietà dilagante che impedisce soprattutto ai giovani di progettare e sognare la propria vita (non solo futura, ma anche presente). Ricatto è quello imposto a Pomigliano e Mirafiori dalla Fiat e dal governo, con la rinuncia dei diritti imposta ai lavoratori in cambio dell'occupazione. Ricatto è l'erosione del Contratto nazionale e dello Statuto dei lavoratori, pensando ad un sindacato ridotto a mero organo burocratico di ratifica dove il sano conflitto sociale, entro i confini democratici, viene criminalizzato. Ricatto è il dilagare dei contratti a progetto, dei co.co.pro e co.co.co che impediscono di maturare una pensione e di accendere un mutuo, che proibiscono al sindacato la tutela vera dei lavoratori, perché domina una giungla contrattuale in cui il singolo deve contrattare diritti e posizione davanti al datore di impiego. Ricatto è il tentativo di spaccare l'unità sindacale riducendo il sindacato a mero organo di ratifica senza potere effettivo, perché nel deserto normativo non c'è più alcun diritto da tutelare. Al Sud, dove la disoccupazione è dilagante, esiste una fetta consistente di persone che il lavoro lo possiede anche, ma solo come frutto di una concessione e dunque nella forma di privilegio. Concessione fatta a fini elettorali, magari, oppure di generica clientela. Dinamica, questa, che crea la premessa per vincoli di appartenenza capaci di inquinare la democrazia perché il voto cessa di essere libero, ma diventa espressione della fedeltà e dell'obbedienza. Eppure al Sud il denaro non è mancato, essendo stato drenato con forza dall'Ue per sostenere lo sviluppo delle zone cosiddette depresse, attraverso per esempio il sostegno ai corsi di formazione. Da presidente della Commissione controllo per il bilancio del Parlamento europeo ho seguito il capitolo dei fondi comunitari, per trovare conferma di quanto scoperto da pm. I soldi, tanti e per tanti settori, hanno alimentato corsi di formazione fantasma oppure non sono stati investiti per incapacità della classe dirigente locale. Dal lavoro si deve ripartire, soprattutto nel Mezzogiorno. Per farlo, questo tema deve essere al centro dell'agenda politica ogni giorno dell'anno, non solo il 1 maggio. Lavoro come diritto e come garanzia di diritti. Lavoro come certezza. Ricordando che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
E' il primo articolo, il fondamento.
Senza lavoro non esiste democrazia.
Senza democrazia non esistiamo noi.
Come persone, come progetti, come sogni.
Luigi de Magistris
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