la commemorazione della Nakba
ANNIVERSARIO ‘NAKBA’: ISRAELE LIMITA ACCESSO AL AQSA, EGITTO BLOCCA SINAI
Israele ha limitato oggi l’accesso dei cittadini palestinesi alla moschea al Aqsa nell’ambito di rafforzate misure di sicurezza per le celebrazioni della Nakba che cominciano oggi e dureranno tre giorni. La Nakba (Catastrofe) si celebra il 15 maggio in ricordo dell’espulsione di circa 700.000 palestinesi dalle terre che oggi costituiscono lo Stato di Israele. Quest’anno Hamas e Fatah hanno concordato la formazione di una commissione congiunta per le manifestazioni dell’anniversario, quale segno distensivo dopo la firma di accordi di riconciliazione che dovrebbero portare a una riunificazione di Gaza e Cisgiordania, le due entità che compongono i Territori palestinesi e che dal 2007 sono governate separatamente dai due principali movimenti palestinesi.
Manifestazioni sono in programma oltre che nei territori, anche in Libano, Giordania, Siria ed Egitto. In quest’ultimo paese, un gruppo di attivisti ha annunciato la partenza, domani, di un convoglio di autobus da piazza Tahrir, al Cairo, fino a Gaza. Un’ipotesi che ha spinto il governo egiziano a chiudere oggi, in via preventiva, gli accessi alla penisola del Sinai. In Israele, dove tuttora vive una forte minoranza palestinese pari secondo stime correnti a circa il 20% della popolazione, le celebrazioni della ‘Nakba’ sono vietate per legge.
da uno scritto di Ilan Pappe:
“ (...)Tra febbraio e dicembre del 1948 l’esercito israeliano ha occupato sistematicamente i villaggi e le città palestinesi, facendo fuggire con la forza la popolazione e nella maggior parte dei ca-si anche distruggendo le case, devastando le proprietà e portando via loro averi e i loro ricordi.
Una vera e propria pulizia etnica.
Durante questa pulizia etnica ogni volta che vi è stata resistenza da parte della popolazione questa è stata sempre massacrata (...)”.
15 maggioLa comunità internazionale era al corrente di questa pulizia etnica, ma decise, soprattutto in occidente, di non scontrarsi con la comunità ebraica in Palestina dopo l’Olocausto.
Le operazioni di pulizia etnica non consistono solo nell’annientare una popolazione e cacciarla dalla terra. Perché la pulizia etnica sia efficace è necessario cancellare quel popolo dalla storia, dalla memoria.
Gli Israeliani sono molto bravi a fare ciò e lo realizzano in due modi. Sulle rovine dei villaggi palestinesi costruiscono insediamenti per i coloni chiamandoli con nomi che richiamano quello precedente. Un monito ai palestinesi: ora il territorio è nelle nostre mani e non c’è possibilità di far tornare indietro l’orologio.
Oppure costruiscono spazi ricreativi che sono l’opposto della commemorazione: vivere la vita, goderla nel divertimento e nel piacere.
E’ un strumento formidabile per un atto di “memoricidio".
Ogni 15 maggio il popolo palestinese e tutti i suoi sostenitori nel mondo commemorano la Nakba, la catastrofe. Questo termine è l’appellativo che i palestinesi danno al 15 maggio del 1948, data in cui l’esercito sionista ha invaso i territori palestinesi, impossessandosi delle terre, delle case e del futuro del popolo palestinese.
Al Nakba è stato il giorno in cui il popolo palestinese si è trasformato in una nazione di rifugiati, in cui almeno 750.000 persone sono state espulse dalle loro case e costrette a vivere nei campi profughi. Molti di quelli che non sono riusciti a scappare o si sono ribellati o in qualche modo rappresentavano una minaccia per il progetto sionista sono stati uccisi.
Si conoscono più di 530 villaggi palestinesi che sono stati evacuati e distrutti completamente, con annesso il tentativo di cancellare addirittura l’esistenza di quegli agglomerati, eliminando foto dell’epoca, documenti e testimonianze di vita e cultura palestinese.
Israele oggi continua ad impedire il ritorno a casa di circa sei milioni di rifugiati e ancora oggi a cerca di espellere i palestinesi dalla loro terra, attraverso politiche razziste degne della peggiore apartheid.
Queste operazioni assumono di volta in volta forme e nomi diversi, attualmente vengono chiamati “trasferimenti”. I rifugiati palestinesi sono fuggiti in diversi posti e la maggior parte di questi vive nel raggio di 100 miglia dai confini d’Israele, ospite negli stati arabi confinanti; alcuni sono fuggiti nei paesi limitrofi intorno alla Palestina, altri sono fuggiti all'interno della Palestina ed hanno vissuto nei campi profughi, costruiti appositamente per loro dalle agenzie ONU, e altri si sono dispersi in vari paesi del mondo.
Tutti questi rifugiati hanno un sogno in comune: ritornare nelle loro case di origine, e questo sogno è rinnovato ogni anno attraverso la commemorazione della Nakba.
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