A Milano come a Napoli
il popolo si è riappropriato della sovranità
Coi risultati delle amministrative 2011 al primo turno, quel popolo di cui spesso Berlusconi si è fatto scudo per giustificare ogni sorta di forzatura delle leggi e dell’etica a suo vantaggio, si è vergognato. Si è ripreso quel consenso che Berlusconi ha usato malamente per scriversi le leggi che gli occorrono, per disegnarsi uno Stato su misura, per assicurarsi la compagnia di svampite compiacenti nominate in cariche rappresentative, per impedire ai giudici di fare giustizia, per condoni preludio di sciagure, per barattare l’opacità nelle sue liste, per le promesse non mantenute, per il mercato del trasformismo. A Milano come a Napoli il popolo si è riappropriato della sovranità e gli ha messo nell’urna un legittimo impedimento all’abuso, ricordandogli che si governa nell’intersse del popolo e non per il proprio vantaggio. Gl’ha insegnato che col denaro si possono comprare i voti dei deputati ma non il giudizio e l’onorabilità dei lavoratori. Gl’ha insegnato che il denaro è un mezzo per sopravvivere e non un fine per vivere. Infine gl’ha spiegato che d’Italia ce ne una e che non è consentito svenderla per fare affari e non è permesso tenerla divisa per ricattarla.
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