MAROCCO, VERSO LA MONARCHIA COSTITUZIONALE
Una nuova carta costituzionale sarà sottoposta al referendum popolare il prossimo 1 luglio. Riforme che “ridimensionano” i poteri del re in risposta alle proteste di piazza dello scorso febbraio.
SERVIZIO DI BARBARA ANTONELLI
– Nena News – Saranno sottoposte ad un referendum popolare il prossimo 1 luglio, le proposte di riforma costituzionale avanzate dal monarca marocchino Mohammed VI, proposte annunciate da tempo come diretta risposta alle proteste che si sono avute nelle piazze del paese tra febbraio e marzo. Proteste in cui migliaia di persone hanno chiesto una vita più dignitosa, a fronte delle preoccupanti condizioni economiche, ma anche e soprattutto maggiori libertà e democrazia.
Tra le innovazioni, alcuni dei poteri prima prerogativa del monarca, passeranno in questo modo al primo ministro e all’esecutivo parlamentare. Il capo del governo sarà nominato tra le fila dei partiti politici, cioè dal partito che avrà conquistato più voti alle elezioni (anziché essere nominato dal monarca); il primo ministro (presidente del governo) potrà sciogliere il parlamento, prima prerogativa solo del re. Potrà anche nominare funzionari del governo, compresi quelli della pubblica amministrazione o di imprese statalizzate. E discutere l’applicazione dello “stato di polizia” con un consiglio governativo nel corso di incontri settimanali, mentre al momento questa rimane prerogativa di un gabinetto presieduto dal monarca.
Al momento, Mohammed VI detiene virtualmente tutti i poteri e rappresenta anche la più alta carica religiosa in qualità di “comandante della fede”: al momento dell’annuncio- venerdì scorso – dei nuovi emendamenti che riguarderanno la costituzione, ha affermato che “le riforme consolideranno i pilastri di una monarchia costituzionale”, per “una monarchia basata sui cittadini”, impegnandosi anche a promuovere una magistratura indipendente (attualmente è sempre il monarca ad esserne a capo e a nominare i giudici).
Nella carta costituzionale il riferimento al re come “sacro” sarà rimpiazzato dall’espressione “l’integrità della persona del re non sarà violata”: il monarca di fatto resta il capo delle forze militari e in grado di nominare ambasciatori e diplomatici, così come dal punto di vista religioso manterrà il titolo di “comandante delle fede”, ma il succitato cambiamento rappresenta – secondo l’analista politico Mohamed Darif, un cambiamento importante perché con questa nuova formula si attenua la dimensione religiosa attribuibile alla persona del re.
Mohammed VI ha cercato in questi anni di portare innovazione e modernità nel paese nordafricano, proiettando un’ immagine di contemporaneità, circondandosi di amici “stelle della musica pop”, guidando auto sportive e intraprendendo vacanze alla moda sulle Alpi francesi. Rompendo anche la tradizione csposando, nel 2002 una ventiquattrenne ingegnere di computer, Lalla Salma Bennani.
Il Marocco ha inoltre ottenuto lo status di partner privilegiato nelle relazioni con l’Unione Europea, che gli consentirà l’accesso ai mercati europei. Non è un caso che le riforme siano state accolte con eccessivo entusiasmo proprio dall’Unione Europea, il cui rappresentante della politica estera, Catherine Ashton, le ha commentate domenica in un comunicato stampa definendole “un passo significativo e un segnale verso la democrazia e il rispetto dei diritti umani”. Dmenticando le repressioni di tre mesi fa, sulle proteste di piazza.
Quello del Marocco è lo stesso percorso insomma di altri paesi della regione, come la Tunisia o l’Egitto. E come per altri paesi, anche in Marocco, sebbene con meno forza, anche numerica, i marocchini sono scesi in piazza con marce e proteste per le strade di Tangeri, Casablanca, Marrakesh e Rabat, nonostante i divieti e la repressione; chiedendo un maggiore rispetto dei diritti umani e maggiori libertà democratiche e organizzando il Movimento del 20 febbraio (appellativo nato dopo la data della prima grande protesta). Nonostante infatti la facciata che lo vorrebbe un paese all’avanguardia e moderno, tra gli altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, circa il 40% della popolazione rimane analfabeta e il paese è al 126simo posto nel rapporto del 2007-2008 di UNDP sullo sviluppo umano.
Anche rispetto alle libertà individuali e collettive, non mancano i rapporti di critica da parte delle organizzazioni individuali; secondo l’Associazione Marocchina dei diritti umani non sono rari gli arresti arbitrari e i casi di abusi fisici sui detenuti. All’inizio di giugno, una corte marocchina ha chiesto la detenzione per un anno di Rachid Niny, direttore del quotidiano Al Massae, con l’accusa di “disinformazione” per aver diffuso articoli critici nei confronti dei servizi dell’intelligence marocchina.
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