lunedì 21 gennaio 2013
F-35 a rischio esplosione se colpiti da un fulmine
– I cacciabombardieri F-35 sono a rischio esplosione se vengono colpiti da un fulmine. L’allarme arriva da un rapporto della Difesa americana: nel tentativo di alleggerire i jet di ultima generazione la corazza del serbatoio del carburante è diventata troppo sottile, e se viene colpita da un fulmine può esplodere.
La notizia fa pensare più che mai dato che arriva proprio in un momento, la campagna elettorale, in cui la spesa per i cacciabombardieri è stata più volte al centro delle polemiche. E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, ha ripreso subito l’allerta Usa: ”E’ gravissimo che si sperperino soldi pubblici per acquistare i cacciabombardieri F-35 e i sommergibili mentre le famiglie italiane non arrivano a fine mese, gli operai restano senza lavoro e troppe imprese chiudono. Il professor Monti, che parla tanto d’Europa, lo ha letto il Sunday Telegraph? Lo sa questo governo dimissionario e guerrafondaio che gli F-35, oltre ad essere costosissimi, sono anche delle vere e proprie bombe volanti? Non siamo noi a denunciarlo, ma un rapporto del Pentagono”.
Proprio il Sunday Telegraph ha rivelato che gli F-35 Jsf Lockheed Martin, i più recenti jet da guerra, sono più vulnerabili ai fulmini, come pure al fuoco nemico, dato che il serbatoio è molto più vulnerabile.
L’Italia ha ordinato 131 caccia F-35, di cui 96 modelli tradizionali Lightening 2 e 62 F-35 B, che hanno registrato i maggiori problemi. Il costo? Ottanta milioni di dollari. Ognuno.
L'Italia ha già finanziato l'acquisto di 90 caccia F-35 (inizialmente erano 131) per l'aviazione e per la Marina: due terzi sono modelli 'tradizionali' Lightning 2; un terzo invece F-35B a decollo corto ed atterraggio verticale, quelli sui quali finora si sono registrati i problemi maggiori durante i test. I primi tre esemplari, secondo il programma, saranno consegnati quest'anno. Allo Stato dovrebbero costare inizialmente circa 80 milioni di dollari l'uno per una spesa finale di oltre 12 miliardi di euro.
L'Italia partecipa dall'inizio al progetto "Joint Strike fighter" al quale lavora direttamente Finmeccanica con Alenia Aermacchi. L'adesione venne decisa nel 2002 dal governo Berlusconi e gli impegni sugli acquisti - con relativi stanziamenti - sono stati confermati l'anno scorso dal governo Monti che ha però ridotto l'ordine di 41 esemplari per un risparmio di 5 miliardi di euro.
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