La distruzione dello Stato Sociale attraverso la catastrofe delle liberalizzazioni-privatizzazioni
InGlass-Steagall su giugno 7, 2013 a 6:15 AM.
"La distruzione dello stato sociale attraverso la catastrofe delle liberalizzazioni e privatizzazioni in Italia - Claudio Giudici - Movisol.org from NoBigBanks.it
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Compresa la logica che ha guidato l’attacco al mondo del lavoro, condotto con sapiente maestria comunicativa, si avrà modo di riflettere sui luoghi comuni che sono stati disseminati in questi anni dalla cattiva stampa e da pessimi professori.
Per fare un esempio, se guardiamo ai tempi lunghi della storia, non è mica vero che ci fosse poca concorrenza per tutti gli anni ’50-’60-’70 nel mondo Occidentale, eppure oggi viene sbandierato il concetto della ricerca di nuova ‘competitività’ che è poi la capacità delle aziende di stare al passo della “concorrenza”, che porta con sé non poche contraddizioni:
Per fare un esempio, se guardiamo ai tempi lunghi della storia, non è mica vero che ci fosse poca concorrenza per tutti gli anni ’50-’60-’70 nel mondo Occidentale, eppure oggi viene sbandierato il concetto della ricerca di nuova ‘competitività’ che è poi la capacità delle aziende di stare al passo della “concorrenza”, che porta con sé non poche contraddizioni:
1) L’esaltazione della concorrenza rappresenta un imbroglio ideologico perché non dà risposte alla vera domanda popolare: come aumentiamo la capacità produttiva del lavoro?
2) Purtroppo ragioniamo con una personalità doppia: come consumatori e investitori siamo guidati dalla convenienza individuale, ma come cittadini capiamo che esasperando la concorrenza si accresce la disparità dei redditi e si tagliano i diritti dei lavoratori.
2) Purtroppo ragioniamo con una personalità doppia: come consumatori e investitori siamo guidati dalla convenienza individuale, ma come cittadini capiamo che esasperando la concorrenza si accresce la disparità dei redditi e si tagliano i diritti dei lavoratori.
All’opposto, una politica che abbia a cuore la prosperità di uno stato deve:
1. avvicinare il lavoro alla proprietà;
2. ridurre la sperequazione dei redditi;
3. impedire la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.
1. avvicinare il lavoro alla proprietà;
2. ridurre la sperequazione dei redditi;
3. impedire la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.
Ahinoi a partire dagli anni Novanta si è incentivato la finanza speculativa – che poi ha fatto crac – e disincentivato l’economia produttiva, ridottasi costantemente, causando l’incapacità di sostenere lo stato sociale così da far lievitare il debito (pubblico e privato).
E così si comprende la logica che porta allo smantellamento dello stato sociale.
“Le liberalizzazioni si sono dimostrate la porta di ingresso ai processi di ristrettissima concentrazione privatistica di ciò che prima era pubblico o comunque diffuso e parcellizzato tra una vastissima pluralità di imprenditori.
In ogni caso si è assistito a fenomeni di distruzione dei posti di lavoro, abbassando dunque il monte salari e dunque le entrate dello Stato. Se da un lato con la svendita dell’industria nazionale lo Stato ha perso importantissime voci di entrata, dall’altro lato, quello della contribuzione fiscale, si è assistito allo stesso fenomeno. Ciò ha messo in crisi il sistema di welfare. Il fatto che oggi dunque il sistema non sia più sostenibile è diretta conseguenza di omicide scelte politiche. Il paradosso è che dopo avere distrutto l’industria nazionale e posti di lavoro altamente qualificati, ora si pretende che la cittadinanza accetti supinamente la distruzione del sistema di welfare che dal ’48 ai primi anni ’70 si era andati costruendo.
Dallo Stato sociale dell’universalismo dei diritti, si è passati dunque – per via contingentata e non per nuova illuminata acquisizione della civiltà – allo Stato sociale che si occupa esclusivamente dei bisogni degli strati più poveri della popolazione.”
In ogni caso si è assistito a fenomeni di distruzione dei posti di lavoro, abbassando dunque il monte salari e dunque le entrate dello Stato. Se da un lato con la svendita dell’industria nazionale lo Stato ha perso importantissime voci di entrata, dall’altro lato, quello della contribuzione fiscale, si è assistito allo stesso fenomeno. Ciò ha messo in crisi il sistema di welfare. Il fatto che oggi dunque il sistema non sia più sostenibile è diretta conseguenza di omicide scelte politiche. Il paradosso è che dopo avere distrutto l’industria nazionale e posti di lavoro altamente qualificati, ora si pretende che la cittadinanza accetti supinamente la distruzione del sistema di welfare che dal ’48 ai primi anni ’70 si era andati costruendo.
Dallo Stato sociale dell’universalismo dei diritti, si è passati dunque – per via contingentata e non per nuova illuminata acquisizione della civiltà – allo Stato sociale che si occupa esclusivamente dei bisogni degli strati più poveri della popolazione.”
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Salviamo la Gente. Riformiamo le Banche. Processiamo i Banchieri. Ristabiliamo la Legge Bancaria del 1936 abolita nel 1993.
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