Nessuno sembra aver voglia di salvare il nostro Paese
da una procedura di infrazione,
come invece accadde nel 2003 a Francia e Germania.
Per le prima volta nella storia tutti i Paesi facenti parte della Zona Euro si dichiarano contrari all’unanimità al contenuto della manovra economica proposta da uno degli (attuali) 19 membri. Si tratta proprio del caso dell’Italia e della Manovra presentata dal governo Conte. Gli azionisti di maggioranza dell’esecutivo, M5S e Lega, si sono detti più volte fermamente contrari a modificare i numeri della legge di bilancio, in modo tale da venire incontro alle richieste della Commissione Ue di non sforare le regole sul deficit contenute nel Trattato di Maastricht. Un muro contro muro tra Salvini e Di Maio da una parte, e Juncker e Moscovici dall’altra, che non sembrava chiamare direttamente in causa gli altri governi europei.
E, invece, nel prossimo Consiglio dei ministri finanziari dei Paesi dell’eurozona, fissato per oggi, verrà chiesto nuovamente all’unanimità all’Italia di rivedere la nostra proposta di bilancio, con la consapevolezza che da Roma giungerà un no quasi scontato. E allora, pensano gli analisti, l’apertura di una procedura di infrazione potrebbe divenire una realtà.
L’Eurozona compatta contro la legge di bilancio del governo Conte
Dunque, la manovra economica del governo gialloverde italiano al momento non ha trovato il sostegno di nessuno degli altri 18 Paesi che attualmente compongono l’Eurozona. E, secondo le ultime indiscrezioni, riportate tra gli altri dal Sole 24 Ore, nel Consiglio dei ministri finanziari di oggi, i nostri ‘condivisori di moneta’ si preparano a reiterare la richiesta all’esecutivo formato da M5S e Lega di modificare la legge di bilancio, con la motivazione che, scrive Sergio Fabbrini sul Sole, quella “deviazione” dai vincoli di bilancio Ue sarebbe “ingiustificabile” e “pericolosa”.
La loro consapevolezza, pensano gli analisti, supportati anche dalle reiterate dichiarazioni dei leader pentastellato e leghista, è che il governo italiano risponderà con un secco no e non cambierà di una virgola il contenuto della manovra. A quel punto l’Italia verrebbe sempre più marginalizzata, ma senza compromettere il futuro dell’Eurozona.
I 19 Paesi della Zona Euro e il precedente del 2003
Insomma, contro il governo ‘sovranista’ italiano si sono schierati anche quei Paesi ritenuti ideologicamente ‘amici’ come l’Austria di Sebastian Kurtz, l’Olanda di Mark Rutte o la Finlandia di Juha Petri Sipila. Ma anche tutti gli altri, con Francia e Germania in testa. Stiamo parlando di Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Grecia, Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, oltre che Estonia, Lettonia e Lituania. E pensare che già altre volte in passato si sono verificati episodi di scontro economico tra un membro dell’Eurozona e le istituzioni di Bruxelles. Nel 2003, ad esempio, proprio i due ‘giganti’, Francia e Germania, presentarono delle leggi di bilancio che sforavano i vincoli sul deficit stabiliti a Maastricht.
Ma, in quel caso, fu proprio l’appoggio ottenuto da un buon numero di partner nell’Euro a salvare francesi e tedeschi dalla procedura di infrazione allora raccomandata dalla Commissione Ue. Nel caso italiano del 2018, invece, non c’è nessuno disposto a salvarci.
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