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mercoledì 28 marzo 2018

Quanti pasticci in casa della LEGA dalla banca padana alle truffe sul latte


Truffe in casa della LEGA

Oltre all'inchiesta che sta facendo tremare i vertici del movimento, 
la Lega paga ancora i conti della sua sfortunata avventura bancaria alla fine degli anni '90. Sponsorizzata dall'allora capo di Bankitalia Antonio Fazio, alla ricerca di una sponda in Parlamento, e salvata dal 'furbetto del quartierino' Gianpiero Fiorani, Credieuronord, l'istituto di credito sognato dal Senatur, è naufragato poi tra i debiti. Colpa, anche, delle operazioni spericolate per nascondere il maxi raggiro da 100 milioni di euro
 da parte di allevatori vicini al partito.


 Prima di mettere gli occhi sul complicato mondo delle Fondazioni bancarie, i leghisti hanno cercato di farsi la banca in casa. Si chiamava Credieuronord ed è risultata poco più che una meteora nel firmamento degli istituti di credito. Nata nel 1998, finanziata da piccoli risparmiatori padani, l'istituto è andato pochi anni dopo in liquidazione. Da lì sono passate alcune torbide storie della finanza del Nord. Un tentativo di salvataggio dell'istituto era arrivato da Gianpiero Fiorani con la sua Popolare di Lodi, un gesto interpretato dalla procura di Milano, che indagava sulla scalata di Fiorani alla Banca Antonveneta, come "un favore" alla Lega per mitigare la posizione del partito contraria al mantenimento della carica di governatore della Banca d'Italia a vita, allora in discussione in Parlamento e ricoperta da Antonio Fazio, alleato di Fiorani. 

E' lo stesso banchiere lodigiano, nell'interrogatorio del 5 gennaio 2006 di fronte ai pm milanesi Greco, Perrotti e Fusco a spiegare cos'era per lui Credieuronord: "A Fazio serviva l'appoggio della Lega in Parlamento. Giorgetti si era impegnato a sostenere il governatore in cambio del salvataggio della banca". Ai leghisti, invece, come Giancarlo Giorgetti sarebbe servito salvare Credieuronord dal fallimento per coprire le operazioni spericolate dei vertici del movimento e le intermediazioni fittizie con le cooperative di allevatori create per nascondere la truffa delle quote latte non pagate. Qui nella banca padana vi erano i conti dei produttori del latte, vicini alla Lega, finiti al centro di più inchieste per una truffa da 100 milioni di euro attuata aggirando le normative europee, somme che dovevano essere versate all'erario, ma di cui si sarebbero appropriati gli stessi allevatori.

Nel filone dell'inchiesta milanese, in primo grado è stato condannato a 5 anni e mezzo di reclusione Alessio Crippa, rappresentante di una cooperativa del latte e definito il 'Robin Hood'dei produttori. Con lui altri 15 allevatori e produttori a pene comprese tra uno e due anni e sei mesi. Il giudice ha imposto un risarcimento all'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) per 300 milioni di euro e ha confiscato beni per 18 milioni.
La ricostruzione della vicenda, invece, si ritrova nelle motivazioni con cui il tribunale di Saluzzo ha condannato per truffa una sessantina di allevatori cuneesi, tutti soci delle cooperative Savoia fondate da Giovanni Robusti, leader dei Cobas del latte piemontesi e successivamente europarlamentare del Carroccio. I giudici Fabrizio Pasi, Fabio Cavallo e Fabio Franconiero raccontano così il raggiro: "Dal momento in cui gli allevatori fatturavano il latte che eccedeva le quote loro assegnate, venivano effettuate (dalla cooperativa n. d. r.) tre registrazioni. La prima estingueva il debito nei confronti del fornitore del latte facendo sorgere contemporaneamente un debito nei confronti degli organi competenti per il superprelievo (la multa n. d. r.). La seconda registrazione registrava lo spostamento del denaro dal conto della banca utilizzata dalle cooperative per incassi e pagamenti a un conto acceso presso la banca Credieuronord. La terza registrazione, che seguiva di pochi giorni le altre due, veniva effettuata in corrispondenza dell'uscita del denaro dal conto della banca Credieuronord". Il denaro tornava così agli allevatori che non pagavano la multa.

Oltre ai soldi delle quote latte, da Credieuronord erano passati anche quelli dello "scandalo dei fallimenti" che hanno invischiato la commercialista Carmen Gocini e i fratelli Borra. Dalla banca sarebbero stati prelevati contanti la cui destinazione non è mai stata chiarita.


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