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lunedì 31 agosto 2009

Giappone, via la destra

Giappone, via la destra: vittoria storica dei democratici

di Gabriel Bertinetto

Pronostici rispettati in pieno. I Democratici ottengono una schiacciante vittoria nelle elezioni parlamentari, e ricacciano all’opposizione il partito Liberaldemocratico (conservatore), che ha governato il Giappone quasi ininterrottamente negli ultimi 54 anni. Yukio Hatoyama, leader della formazione di centrosinistra, potrà governare forte della maggioranza assoluta dei seggi. Secondo dati ancora non definitivi i Democratici triplicano i seggi (da 115 a 308). Il contrario accade ai Liberaldemocratici che da 300 crollano a 119. Alle otto di sera, quando le urne chiudono, le televisioni diffondono i primi exit-poll, ed è subito chiaro che è un trionfo per la formazione i cui fondatori in origine amavano sottolineare le somiglianze con l’Ulivo italiano. Nella sede dei Democratici si alza un boato. La festa comincia.

Atmosfera cupa invece al quartiere generale liberaldemocratico. Il premier uscente Taro Aso si assume la responsabilità della disfatta ed esorta i suoi a scegliere rapidamente il successore alla guida del partito. La rivolta dell’elettorato ha colpito moltissimi dirigenti di spicco, abituati a passare di successo in successo da un’elezione all’altra. I guasti provocati nella vita quotidiana dei cittadini da una crisi economica che in Giappone è iniziata ben prima che scoppiasse lo sconquasso nei mercati finanziari mondiali, e il disgusto per gli scandali pubblici e privati degli uomini di potere, hanno spinto gli elettori a voltare le spalle ad un partito troppe volte perdonato in passato. Interpretando un sentimento diffuso, Hatoyama dichiara: «Oggi la gente ce l’ha con la politica e con la coalizione di governo in particolare. Abbiano percepito fra i cittadini un grande diffuso desiderio di cambiare la propria vita. Abbiamo lottato in questa battaglia elettorale per dare loro un cambiamento di leadership». I Democratici si sono presentati all’elettorato promettendo fra le altre cose di ristrutturare la spesa pubblica, limitando gli sprechi e concentrandosi sul sostegno ai consumatori, alle piccole e medie imprese. Hanno inoltre annunciato l’intenzione di regolarizzare il lavoro precario (oltre un terzo del totale contro il quinto del 1990). Suo terreno dell’aiuto alle famiglie, il loro piano prevede sussidi ai coniugi con figli piccoli e l'esenzione dei ticket sanitari per gli anziani con più di 75 anni d’età. «Vogliamo aumentare il reddito disponibile in ogni casa, eliminando l'incertezza nel futuro -ha spiegato più volte Yukio Hatoyama-. Più soldi alle famiglie per rimettere in moto l'economia» era lo slogan continuamente ripetuto.

Non sarà facile per i Democratici soddisfare le enormi aspettative suscitate nel Paese, in un momento in cui la disoccupazione è giunta si suoi massimi storici e diventa sempre più urgente il bisogno di ridurre il peso delle spese pensionistiche che gravano sul bilancio statale. Non sarà facile nemmeno ridimensionare il ruolo degli apparati burocratici, altro pezzo forte della propaganda Democratica. L’eccessivo ingombrante ruolo della burocrazia viene spesso indicato come un ostacolo alle riforme ed alla modernizzazione, ma chiunque abbia tentato di affrontare il problema sinora ha fallito. L’ex-premier liberaldemocratico Junichiro Koizumi aveva tentato di uscire dagli schemi anche rispetto a questo aspetto della realtà nipponica. Nonostante la sua grande popolarità, Koizumi gettò la spugna nel 2006, vittima della guerra che gli facevano i suoi compagni di partito più ancora che gli avversari.


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