Innse, vincono gli operai
di Marco Ventimiglia
Sono scesi a notte fonda, lontano dai tg della prima serata e dalle prime pagine dei giornali, ad ennesima dimostrazione che quella dell’Innse è stata una vicenda reale, fatta di volontà e sacrificio, non della “plastica” informativa con la quale si cerca di avvolgere i cittadini. Sono scesi esausti ma con la gioia di una vittoria dalle dimensioni persino superiori alle speranze di pochi giorni prima, quando i quattro operai accompagnati da un delegato Fiom avevano scelto di tricerarsi su un carro ponte sospeso nel vuoto per impedire lo smantellamento della loro azienda. Sono scesi accolti dagli altri 45 colleghi, dai familiari, dai sindacalisti e quant’altri li hanno accompagnati nel difficile percorso di protesta e trattative che ha portato, finalmente, alla stipula dell’accordo alla mezzanotte di ieri in prefettura. Un documento che sancisce il passaggio dell’Innse nelle mani del solido gruppo bresciano Camozzi, che ne garantisce non soltanto la sopravvivenza ma anche un rapido rilancio industriale.
IL RUOLO DELLA AEDES
L’accordo per la cessione della fabbrica metalmeccanica dell’hinterland milanese, controllata dall’imprenditore Silvano Genta, è arrivato al termine di una seconda, interminabile giornata di trattative, nel corso della quale si è anche temuto il peggio. La svolta, come detto, è avvenuta a notte fonda quando è stata trovata l’intesa (per 4 milioni) non soltanto con il gruppo bresciano, rappresentato in prefettura proprio dal suo patron Attilio Camozzi, ma anche con la Aedes, l’immobiliare proprietaria del terreno su cui sorge lo stabilimento.
Quanto ai lavoratori ed alla Fiom, hanno visto accolte le loro richieste sul piano industriale, sulla riassunzione dei dipendenti, sull’applicazione degli ammortizzatori sociali, oltre che di un rapido riavvio dell’attività produzione. Ed è appunto di fronte di questi due documenti che i cinque “gruisti” hanno dato il loro assenso e messo fine alla protesta che ha attirato l’attenzione dell’intero Paese.
Dopo la notte di passione, i dettagli dell’intesa si sono appresi ieri in prefettura nel corso di una conferenza stampa. «La riattivazione della Innse - ha spiegato Attilio Camozzi - partirà il primo ottobre». Fino al 30 settembre verrà bloccata qualsiasi operazione di smontaggio dei macchinari, che saranno tutti utilizzati dal nuovo compratore. Ed ancora, circa una decina di lavoratori potrà riprendere da subito a produrre, non appena l’impresa sarà operativa dopo il piano industriale. Per gli altri operai è previsto un ciclo di formazione con un periodo di ammortizzatori sociali e cassa integrazione da stabilire e concordare con il sindacato.
OPERATIVA IL 1° OTTOBRE
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Maurizio Zipponi, ex sindacalista bresciano della Fiom, all’epoca controparte sindacale del gruppo Camozzi, in seguito parlamentare del Prc ed ora esponente dell’Italia dei Valori. È stato lo stesso Zipponi a chiamare Attilio Camozzi affinché si interessasse all’acquisto della Innse. L’ex sindacalista ha poi seguito le trattative, che ha definito «molto complicate, per la pluralità dei soggetti presenti».
«Noi vogliamo essere e non apparire», ha dichiarato Camozzi aggiungendo che «la Innse di Milano farà parte di un polo industriale che comprende la nostra Innse Berardi di Brescia e la nostra Ingersoll americana», azienda che Camozzi acquisì nel 2003, quando era commissariata e che ora ha 400 operai. «Mio padre - ha concluso Attilio Camozzi - mi ha insegnato che la faccia si perde una volta sola, mentre i soldi si possono perdere più volte».
Sul fronte politico, molti commenti dal centrosinistra. Per Pier Luigi Bersani, responsabile economico del Pd, l'accordo sull'Innse determina una ipotesi credibile di salvaguardia di una unità produttiva cioè di un pezzo della ricchezza del paese. È doveroso, prima di ogni altra cosa, un ringraziamento ai lavoratori che in una situazione difficilissima ci hanno sempre creduto».
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