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mercoledì 12 agosto 2009

Quando vince l'operaio

Loris Campetti

Quando vince l'operaio


Stagione terribile per il lavoro. Ogni giorno l'elenco delle società che chiudono i battenti si allunga, accompagnato dallo scempio di professionalità, che si tratti di ricercatori o di operai. Eppure, c'è chi ci racconta che il peggio della crisi è passato, magari perché quelle banche che tanta responsabilità hanno nella crisi, salvate con i soldi dalla collettività, riprendono a girare con gli stessi meccanismi taroccati di sempre. Pazienza se gli effetti sociali dello tsunami finanziario e industriale stiano cominciando a precipitare proprio ora. Ebbene, se in una stagione come questa arrivano delle mezze buone notizie, siano le benvenute.
La prima mezza buona notizia è che per la Innse una soluzione produttiva esiste, grazie a un'offerta d'acquisto avanzata da una società italiana di reindustrializzazione. Dunque, non è vero che l'unico modo per rendere produttiva quella fabbrica consista nella svendita delle macchine a un rottamatore, e dell'area in cui sorge, una volta «liberata» dagli operai, agli speculatori. È una mezza buona notizia, perché fino al momento in cui scriviamo questa proposta non è stata presa sul serio dalle istituzioni locali, quelle che fanno le gradasse con la lombarditudine e poi sottostanno agli input leghisti e romani. Come se la proposta d'acquisto della Innse minacciasse di rovinare le vacanze a presidenti e consiglieri accaldati che avrebbero preferito mettere una croce sopra la vecchia Innocenti e i 49 combattenti che la difendono. Cosicché, la polizia al servizio del rottamatore non è ancora stata tolta dai cancelli. È normale che i cinque operai arrampicati sul piano ponte proseguano la battaglia, insieme ai loro compagni ai cancelli.
La seconda mezza buona notizia viene da Torino: al termine di una lotta durata 5 anni, fatta di sacrifici e persino di rinuncia alla liquidazione per pagarsi l'amministrazione straordinaria, 1.137 operai dello storico marchio del carrozziere Bertone potranno tornare al lavoro. Sotto un altro padrone, la Fiat di Marchionne. Anche questa notizia, pur nella sua straordinarietà, è buona per metà: la Fiat compra a Grugliasco e vuole chiudere a Imola la Cnh e la produzione di automobili a Termini Imerese. E ancora, se è vero che a Grugliasco Marchionne intende produrre per il «suo» nuovo marchio, la Chrysler, le vetture che usciranno dalle linee di montaggio saranno modelli ecologici, oppure suv?
La terza buona notizia arriva dall'isola di Wight. Da giorni oltre 600 lavoratori occupano un impianto di produzione di energia eolica che una multinazionale danese, colosso europeo del settore, vorrebbe chiudere. La parte buona di questa storia è data dal fatto che, insieme agli operai, stanno presidiando l'impianto gli ambientalisti inglesi. Segno che il conflitto tra ambiente e lavoro può essere evitato e la solidarietà è ancora possibile. La parte negativa della storia sta nel fatto che un esito positivo della lotta non è ancora arrivato.
Morale? L'unica possibile è che, invece di affidarsi al destino o al buon cuore dei padroni dell'economia e dei loro delegati in politica, bisogna battersi per riprendersi in mano il futuro. Qualche volta si può anche vincere.
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