ENZO BIAGI
Giornalista italiano
« Credo che la libertà sia uno dei beni
che gli uomini dovrebbero apprezzare di più.
La libertà è come la poesia:
non deve avere aggettivi,
è libertà. »
Il 6 Novembre 2007, all’età di ottantasette anni, si spegne Enzo Biagi, uno dei più grandi giornalisti italiani del ventesimo secolo.
Nato in un paesino in provincia di Bologna, Biagi mostra fin dall’adolescenza due aspetti di sé che lo accompagneranno per tutta la vita: la passione per il giornalismo e l’amore per la democrazia, tanto che la prima rivista da lui fondata(un piccolo giornalino studentesco), venne rapidamente soppresso dal regime fascista.
Decide dunque di prendere attivamente parte alla guerra unendosi alla resistenza a partire dal 1944, e questo periodo vissuto da partigiano segno profondamente il suo pensiero (piuttosto spostato a sinistra), tanto che chiese di essere sepolto sulle note di “Bella ciao”.
Terminata la guerra, Biagi inizia la sua incredibile carriera nel mondo del giornalismo e della televisione italiana, una carriera durata più di mezzo secolo che lo ha visto conduttore e produttore di innumerevoli programmi del palinsesto RAI, nonché collaboratore di praticamente tutte le più importanti testate giornalistiche del paese ("Il Corriere della Sera", "La Repubblica", "Il Resto del Carlino",…).
Biagi, nei suoi articoli e nelle sue interviste, cerca di dare un’informazione nuova, più attenta a quelli a quelli che lui chiama i “guai degli italiani” e molto poco interessata alle beghe della politica, argomento che il giornalista tratta nella più assoluta libertà, senza accettare le influenze di nessuno e anzi spesso denunciando le carenze della classe dirigente italiana.
Questo suo atteggiamento così indipendente gli causa non pochi problemi nel suo lavoro, tanto che diversi politici nell’arco degli anni hanno chiesto (con scarso successo) il suo allontanamento dal giornalismo italiano e infine, dopo uno screzio con il presidente del consiglio Berlusconi, nel 2002 Biagi interrompe il suo quarantennale rapporto con la RAI, dopo aver risposto al presidente nel suo programma, Il fatto, difendendo strenuamente la libertà di espressione.
Biagi riappare in televisione a pochi mesi dalla sua morte, ma il suo nuovo rapporto con l’emittente di stato viene presto sospeso a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute…
Si spegne in una clinica milanese a causa di un edema polmonare, e suoi funerali videro una partecipazione popolare immensa, a testimonianza dell’affetto che il suo “Giornalismo libero” aveva saputo suscitare nella gente.
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Manca tantissimo anche a me. Aspettavo le sue trasmissioni televisive, i suoi libri ed articoli sul Corriere della Sera. Amavo la sua pacatezza e da giovane come da vecchio difficilmente l'ho visto arrabbiato. Durante un Giro d'Italia in contrapposizione con dei giornalisti sportivi durante il processo alla tappa con Zavoli si inalberò ma fu l'unica volta che colsi la sua ira e disappunto. Amava la democrazia ed il paese in cui viveva. Da direttore del TG1 Rai minacciò le sue dimissioni se non assumevano un giovane giornalista privo di raccomandazioni, per lui più che valido. Era il 1960 circa ed il giornalista in questione si chiamava Piero Angela. La sua morte è stata una grave perdita per la cultura e la democrazia italiana, sempre che ne sia rimasto ancora un barlume!
RispondiEliminaGRAZIE DEL COMMENTO KE CONDIVIDO ,,,, SOB . CIAOOOOOO
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