FLOTILLA 2: IN OGNI CASO ISRAELE PERDERA’
L’Italia darà il suo contributo con la partecipazione della nave “Stefano Chiarini”, giornalista del Manifesto che ha dedicato la sua vita alla Palestina e al sostegno dei popoli oppressi.
Analisi di Mila Pernice
Roma, 18 dicembre 2010, Nena News – Dall’11 al 13 dicembre scorsi il coordinamento italiano per la Freedom Flotilla 2 ha incontrato nuovamente, dopo i precedenti meeting di Atene e Ginevra, i rappresentanti della coalizione internazionale che da mesi è impegnata nel progetto di una nuova missione via mare decisa a portare aiuti e sostegno alla popolazione della Striscia di Gaza e di tutta la Palestina. Una tre giorni estremamente proficua, che si è articolata fra incontri ristretti su temi specifici, incontri pubblici e interviste con i media, per concludersi con il successo ottenuto con la partecipata conferenza stampa del 13 dicembre all’Ordine dei Giornalisti, che ha rappresentato anche la sconfitta del tentativo da parte della propaganda filo-israeliana di intimidire il Presidente dell’Ordine, destinatario in questi giorni di tantissimi messaggi di solidarietà.
Sabato 11 dicembre si è tenuta a Roma l’assemblea nazionale della Freedom Flotilla 2, in una sala gremita di attivisti dei comitati e delle associazioni al fianco del popolo palestinese, in cui alcuni esponenti della coalizione internazionale hanno fornito informazioni e aggiornamenti sullo stato dei lavori per l’organizzazione della prossima missione via mare a Gaza, e aperto un confronto sui chiarimenti richiesti dalla platea. Erano presenti, in particolare, Kahel Mazen (European Campaign to End the Siege on Gaza), Huwaida Arraf (Free Gaza Movement), Dror Feiler (Ship to Gaza Sweden), Huseyin Oruc (associazione turca IHH), Vangelis Pissias (Ship to Gaza Greece), Mohammad Hannoun (Presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia e membro del coordinamento della FF Italia), Germano Monti (Forum Palestina e membro del coordinamento italiano della FF Italia).
Proprio i rappresentanti del coordinamento nazionale della Freedom Flotilla-Italia hanno aperto i lavori dell’assemblea ricordando l’obiettivo, perseguito dalla coalizione internazionale, di riportare in vigore il diritto internazionale nel tentativo di “riaprire le porte della Palestina e di Gaza” dopo ormai 4 anni di assedio. L’Italia darà il suo contributo nella prossima missione attraverso la partecipazione della nave “Stefano Chiarini”, giornalista che ha dedicato la sua vita alla Palestina e al sostegno a tutti i popoli oppressi. Ricordando l’indirizzo del sito www.freedomflotilla.it come punto di riferimento per chiunque voglia accedere ad ogni tipo di informazione riguardante la FF2, e riferendosi al progetto della FF2 come ad un’iniziativa “da società civile a società civile”, la cui partenza è prevista per la prossima primavera, Germano Monti ha lasciato lo spazio alle domande rivolte ai rappresentanti della coalizione internazionale anticipate via mail nei giorni precedenti all’assemblea.
Kahel Mazen e Huwaida Arraf hanno fornito i primi chiarimenti sulla strategia di risposta prevista dagli internazionali nel caso in cui la marina israeliana decida di attaccare militarmente, come già fatto in occasione della prima missione della Freedom Flotilla (che si concluse con una strage di 9 civili turchi), le imbarcazioni della flotta: sottolineando che la coalizione non intende anticipare nei particolari la strategia di difesa, Kahel Mazen ha ricordato che il progetto non è in contrasto con quanto previsto dal diritto internazionale, essendo un’iniziativa della società civile internazionale e non di un gruppo armato. In ogni caso, ha detto ancora Mazen, se Israele sceglierà di attaccare gli internazionali la reazione difensiva sarà assolutamente pacifica. “Se ci attaccheranno – ha aggiunto Huwaida Arraf – reagiremo in modo che, qualunque sia la modalità di attacco, Israele perderà”. In ogni caso, la strategia difensiva della coalizione si poggerà su tre pilastri fondamentali: un’esposizione mediatica adeguata ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, la presenza sulle navi di “passeggeri eccellenti” e la mobilitazione in tutto il mondo del movimento internazionale al fianco del popolo palestinese e dell’iniziativa della FF2. “in questo modo – ha detto ancora Huwaida Arraf – Israele perderà comunque, sia se deciderà di attaccarci fisicamente e sia se riusciremo ad arrivare a Gaza. Tutti coloro che saranno a bordo delle navi, comunque, saranno preparati di fronte ad ogni possibile scenario”.
Sulle aspettative riguardo al raggiungimento degli obiettivi ha preso la parola Dror Feiler, che ha ribadito la ferma intenzione degli attivisti di rompere l’assedio di Gaza, di portare aiuti al popolo palestinese e di “ripulire la nostra immagine di esseri umani”. Agire in questa direzione è un dovere, ha detto Dror Feiler, soprattutto considerando il fatto che la comunità internazionale è al corrente della situazione che vive la popolazione di Gaza e non fa nulla per impedire che si perpetri tale ingiustizia. “Continueremo a perseguire i nostri obiettivi – ha annunciato Feiler con determinazione – fino alla rottura dell’assedio e anche dopo, per l’istituzione di un corridoio umanitario e per il trasporto delle merci”. Le parole di Feiler sono state condivise da Kahel Mazen che ha aggiunto come sia intenzione della FF2 di lanciare un segnale non solo alla popolazione di Gaza ma, più in generale, “all’umanità intera”.
Si è condiviso un ragionamento anche sulla destinazione degli aiuti che si tenterà di portare a Gaza e rispetto a tale interrogativo i membri della coalizione sono stati molto chiari: volendo la FF2 costituire un legame tra società civile e società civile e non tra organizzazioni politiche, il materiale sarà destinato alla popolazione e alle ONG palestinesi o di altri paesi con sede a Gaza. Il governo di Gaza sa, è stato sottolineato, che gli aiuti sono destinati alla società civile e rispetta questa impostazione. “Gli aiuti – ha specificato Huseyin Oruc – sono destinati a un milione e mezzo di palestinesi della Striscia pronti ad accogliere gli attivisti internazionali”. Kahel Mazen ha confermato che la coalizione non ha rapporti con la politica palestinese, ma solo con la società civile.
Sono inoltre state date risposte sul numero dei paesi coinvolti nel progetto, rispetto al quale si è fatta una distinzione: 38 paesi partecipano direttamente alla spedizione attraverso delegazioni e consegne dei materiali, ma sono più di 100 i paesi coinvolti a vari livelli: ultimamente si è aggiunto un convoglio che rappresenta tutti i paesi asiatici e che partirà dall’India via terra per raggiungere il resto della coalizione. Infatti, rispetto alla FF1, la coalizione si è sensibilmente allargata coinvolgendo attivisti di nuovi paesi decisi a costruire una campagna di sostegno all’iniziativa che faccia pressione sui rispettivi governi, che troppo spesso fanno riferimento alla difesa dei diritti umani, ma solo a parole. Il fatto stesso di partecipare alla Flotilla, hanno precisato gli internazionali, è un modo per forzare i governi a prendere posizione, perché saranno costretti a intervenire se Israele deciderà di attaccare i civili in acque internazionali.
E’ stata rivolta una domanda anche sull’origine dei fondi raccolti per il finanziamento della flotta: “i fondi vengono dalle persone”, ha risposto con decisione il rappresentante di Ship to Gaza Sweden, che ha sottolineato quanto sia importante per la gente di Gaza sapere che soldi e aiuti arrivino dalle persone e non da istituzioni o governi. Naturalmente anche i rappresentanti italiani della FF2 hanno sottolineato l’importanza di versare fondi e di invitare parenti, amici, colleghi a dare un contributo economico, in quanto l’iniziativa è completamente autofinanziata.
Sull’interrogativo rispetto al porto di partenza della flotta, Huwaida Arraf ha detto che non c’è ancora una risposta, poiché tanti particolari devono ancora essere decisi e, “comunque – ha aggiunto Kahel Mazen – ciò non sarà reso pubblico per motivi di riservatezza”. C’è l’ipotesi di far partire le navi dai porti dei rispettivi paesi di provenienza, “ma è un’idea – ha detto ancora – poi si vedrà”.
Dalla Rete Romana per la Palestina è inoltre stata rivolta una domanda precisa all’esponente dell’IHH turca Huseyin Oruc, riguardante il punto di vista dell’associazione sul recente “riavvicinamento” fra Israele e Turchia, anche alla luce dell’attacco alla Mavi Marmara in occasione della FF1. Così ha risposto Oruc: “Dopo l’incendio del Monte Carmelo, la Turchia ha aiutato Israele donando alcuni canadair e dopo questo gesto si è riaperto un dialogo rispetto al quale, però, la Turchia ha posto alcune condizioni, in accordo con la coalizione internazionale: 1) nel caso in cui Israele decidesse di arrestare e detenere i partecipanti alla FF2, tutti gli attivisti potranno tornare nei paesi di provenienza entro 24 ore dall’arresto; 2) le barche che eventualmente saranno sequestrate dovranno essere restituite senza condizioni; 3) a partire dalla constatazione che l’ONU ha condannato l’attacco alla FF1 con il rapporto di settembre, Israele deve essere processata e, se condannata, dovrà accettare il verdetto; 4) Israele deve scusarsi per le vittime della Mavi Marmara nei confronti di tutta l’umanità; 5) Israele deve pagare un risarcimento in denaro per le vittime della FF1; 6) Israele deve accettare la fine del blocco di Gaza. Le ultime tre condizioni – ha affermato Oruc – non sono state accettate da Israele e dunque non ci può essere alcuna riconciliazione”. Su questo si è espressa anche Huwaida Arraf, che ha puntualizzato: “Israele vorrebbe che la Turchia dichiarasse che non c’era da parte di IDF (l’esercito israeliano) l’intenzione di uccidere. Israele vuole che si elimini l’intenzionalità per il timore di essere condannata di fronte al tribunale internazionale”.
Una seconda domanda della Rete Romana per la Palestina ha riguardato il livello e il tipo di coinvolgimento delle associazioni che per vari motivi non si sentono rappresentate dal coordinamento italiano della FF2: premettendo che non tutte le associazioni disposte a sostenere la FF2 possono far parte del coordinamento con un loro rappresentante per motivi evidenti e che comunque ci sono vari livelli di coinvolgimento nell’organizzazione e nella promozione della flotta, Huwaida Arraf ha risposto che gruppi anche nutriti di associazioni possono organizzare a loro piacimento anche una propria barca. Nessuno stupore è stato espresso dalla rappresentante del Free Gaza Movement rispetto alla frammentarietà nel panorama dell’associazionismo italiano in quanto, ha detto, in ogni paese si riscontrano situazioni simili, anche se, ha aggiunto Dror Feiler, “la coalizione internazionale della FF2 ha il grande merito di far lavorare insieme tante associazioni anche ideologicamente diverse”. Su questo punto ha preso la parola anche Mohammad Hannoun, che ha affermato: “lo schieramento unitario che si è formato in questa occasione non ha veri precedenti, e rappresenta di fatto un salto di qualità potenzialmente molto positivo anche per il futuro. Questo coordinamento non ha mai detto di essere l’unico legittimo rappresentante della FF2 e comunque abbiamo tentato di coinvolgere da subito la Rete Romana per la Palestina. Sarebbe bello – ha aggiunto – partire dall’Italia con decine di navi e comunque siete ‘tutti benvenuti a bordo’”, come recita lo striscione della FF2-Italia che campeggiava alle spalle degli attivisti internazionali.
Nelle ultime domande rivolte dalla platea si è toccato anche il tema della comunicazione, rispetto alla quale è stata chiesta una maggiore trasparenza rispetto alla FF1 e a quanto avvenuto sulla Mavi Marmara. Huseyin Oruc ha risposto che sulla nave attaccata dalla marina israeliana c’era un sistema di live-streaming 24h e che tutto è stato condiviso con i media fin dalla partenza della nave. Huwaida Arraf ha sottolineato che l’esperienza della FF1 è stata e sarà tesoro per adeguare il training degli attivisti della FF2 e che sul tema della comunicazione è attivo un media team che agirà in completa sinergia per svolgere al meglio il compito di rendere accessibile a tutti le informazioni necessarie alla copertura mediatica.
Si è parlato anche dei controlli dei carichi di materiali che saranno presenti sulle navi, rispetto ai quali è stato chiesto di rendere pubblici tutti i relativi risultati: “alla partenza della FF1 – ha risposto Dror Feiler – le barche sono passate attraverso le procedure standard di controllo previste. Se ci fossero state armi – ha aggiunto – Israele lo avrebbe urlato ai 4 venti. Infatti le navi sono state ispezionate anche al porto di Haifa e non è stato trovato nulla. Siamo pacifici, non siamo dei violenti” ha concluso.
Infine, un intervento dalla platea ha messo in luce la mancanza di politiche o di dichiarazioni di sostegno dell’ANP alle iniziative internazionali per la fine del blocco di Gaza; “la nostra è un’iniziativa che prescinde dalla politica e dai governi – ha detto su questo Huseyin Oruc, che ha aggiunto – da parte sua, comunque, l’ANP aveva contattato i partecipanti alla FF1 per offrire il passaporto palestinese a tutti i passeggeri della Mavi Marmara. Noi non abbiamo voluto sfruttare politicamente quest’offerta; l’abbiamo condivisa con i partecipanti, qualcuno ha accettato, qualcuno no”.
A conclusione dell’assemblea è stato presentato un modello dell’imbarcazione “Stefano Chiarini”, costruito grazie alla creatività e all’entusiasmo dei giovani dell’Associazione Palestinesi in Italia, lo stesso modello presentato ai giornalisti nella partecipata conferenza stampa di lunedì 13 dicembre all’Ordine dei Giornalisti.
www.freedomflotilla.it
redazione@freedomflotilla.it
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Roma, 18 dicembre 2010, Nena News – Dall’11 al 13 dicembre scorsi il coordinamento italiano per la Freedom Flotilla 2 ha incontrato nuovamente, dopo i precedenti meeting di Atene e Ginevra, i rappresentanti della coalizione internazionale che da mesi è impegnata nel progetto di una nuova missione via mare decisa a portare aiuti e sostegno alla popolazione della Striscia di Gaza e di tutta la Palestina. Una tre giorni estremamente proficua, che si è articolata fra incontri ristretti su temi specifici, incontri pubblici e interviste con i media, per concludersi con il successo ottenuto con la partecipata conferenza stampa del 13 dicembre all’Ordine dei Giornalisti, che ha rappresentato anche la sconfitta del tentativo da parte della propaganda filo-israeliana di intimidire il Presidente dell’Ordine, destinatario in questi giorni di tantissimi messaggi di solidarietà.
Sabato 11 dicembre si è tenuta a Roma l’assemblea nazionale della Freedom Flotilla 2, in una sala gremita di attivisti dei comitati e delle associazioni al fianco del popolo palestinese, in cui alcuni esponenti della coalizione internazionale hanno fornito informazioni e aggiornamenti sullo stato dei lavori per l’organizzazione della prossima missione via mare a Gaza, e aperto un confronto sui chiarimenti richiesti dalla platea. Erano presenti, in particolare, Kahel Mazen (European Campaign to End the Siege on Gaza), Huwaida Arraf (Free Gaza Movement), Dror Feiler (Ship to Gaza Sweden), Huseyin Oruc (associazione turca IHH), Vangelis Pissias (Ship to Gaza Greece), Mohammad Hannoun (Presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia e membro del coordinamento della FF Italia), Germano Monti (Forum Palestina e membro del coordinamento italiano della FF Italia).
Proprio i rappresentanti del coordinamento nazionale della Freedom Flotilla-Italia hanno aperto i lavori dell’assemblea ricordando l’obiettivo, perseguito dalla coalizione internazionale, di riportare in vigore il diritto internazionale nel tentativo di “riaprire le porte della Palestina e di Gaza” dopo ormai 4 anni di assedio. L’Italia darà il suo contributo nella prossima missione attraverso la partecipazione della nave “Stefano Chiarini”, giornalista che ha dedicato la sua vita alla Palestina e al sostegno a tutti i popoli oppressi. Ricordando l’indirizzo del sito www.freedomflotilla.it come punto di riferimento per chiunque voglia accedere ad ogni tipo di informazione riguardante la FF2, e riferendosi al progetto della FF2 come ad un’iniziativa “da società civile a società civile”, la cui partenza è prevista per la prossima primavera, Germano Monti ha lasciato lo spazio alle domande rivolte ai rappresentanti della coalizione internazionale anticipate via mail nei giorni precedenti all’assemblea.
Kahel Mazen e Huwaida Arraf hanno fornito i primi chiarimenti sulla strategia di risposta prevista dagli internazionali nel caso in cui la marina israeliana decida di attaccare militarmente, come già fatto in occasione della prima missione della Freedom Flotilla (che si concluse con una strage di 9 civili turchi), le imbarcazioni della flotta: sottolineando che la coalizione non intende anticipare nei particolari la strategia di difesa, Kahel Mazen ha ricordato che il progetto non è in contrasto con quanto previsto dal diritto internazionale, essendo un’iniziativa della società civile internazionale e non di un gruppo armato. In ogni caso, ha detto ancora Mazen, se Israele sceglierà di attaccare gli internazionali la reazione difensiva sarà assolutamente pacifica. “Se ci attaccheranno – ha aggiunto Huwaida Arraf – reagiremo in modo che, qualunque sia la modalità di attacco, Israele perderà”. In ogni caso, la strategia difensiva della coalizione si poggerà su tre pilastri fondamentali: un’esposizione mediatica adeguata ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, la presenza sulle navi di “passeggeri eccellenti” e la mobilitazione in tutto il mondo del movimento internazionale al fianco del popolo palestinese e dell’iniziativa della FF2. “in questo modo – ha detto ancora Huwaida Arraf – Israele perderà comunque, sia se deciderà di attaccarci fisicamente e sia se riusciremo ad arrivare a Gaza. Tutti coloro che saranno a bordo delle navi, comunque, saranno preparati di fronte ad ogni possibile scenario”.
Sulle aspettative riguardo al raggiungimento degli obiettivi ha preso la parola Dror Feiler, che ha ribadito la ferma intenzione degli attivisti di rompere l’assedio di Gaza, di portare aiuti al popolo palestinese e di “ripulire la nostra immagine di esseri umani”. Agire in questa direzione è un dovere, ha detto Dror Feiler, soprattutto considerando il fatto che la comunità internazionale è al corrente della situazione che vive la popolazione di Gaza e non fa nulla per impedire che si perpetri tale ingiustizia. “Continueremo a perseguire i nostri obiettivi – ha annunciato Feiler con determinazione – fino alla rottura dell’assedio e anche dopo, per l’istituzione di un corridoio umanitario e per il trasporto delle merci”. Le parole di Feiler sono state condivise da Kahel Mazen che ha aggiunto come sia intenzione della FF2 di lanciare un segnale non solo alla popolazione di Gaza ma, più in generale, “all’umanità intera”.
Si è condiviso un ragionamento anche sulla destinazione degli aiuti che si tenterà di portare a Gaza e rispetto a tale interrogativo i membri della coalizione sono stati molto chiari: volendo la FF2 costituire un legame tra società civile e società civile e non tra organizzazioni politiche, il materiale sarà destinato alla popolazione e alle ONG palestinesi o di altri paesi con sede a Gaza. Il governo di Gaza sa, è stato sottolineato, che gli aiuti sono destinati alla società civile e rispetta questa impostazione. “Gli aiuti – ha specificato Huseyin Oruc – sono destinati a un milione e mezzo di palestinesi della Striscia pronti ad accogliere gli attivisti internazionali”. Kahel Mazen ha confermato che la coalizione non ha rapporti con la politica palestinese, ma solo con la società civile.
Sono inoltre state date risposte sul numero dei paesi coinvolti nel progetto, rispetto al quale si è fatta una distinzione: 38 paesi partecipano direttamente alla spedizione attraverso delegazioni e consegne dei materiali, ma sono più di 100 i paesi coinvolti a vari livelli: ultimamente si è aggiunto un convoglio che rappresenta tutti i paesi asiatici e che partirà dall’India via terra per raggiungere il resto della coalizione. Infatti, rispetto alla FF1, la coalizione si è sensibilmente allargata coinvolgendo attivisti di nuovi paesi decisi a costruire una campagna di sostegno all’iniziativa che faccia pressione sui rispettivi governi, che troppo spesso fanno riferimento alla difesa dei diritti umani, ma solo a parole. Il fatto stesso di partecipare alla Flotilla, hanno precisato gli internazionali, è un modo per forzare i governi a prendere posizione, perché saranno costretti a intervenire se Israele deciderà di attaccare i civili in acque internazionali.
E’ stata rivolta una domanda anche sull’origine dei fondi raccolti per il finanziamento della flotta: “i fondi vengono dalle persone”, ha risposto con decisione il rappresentante di Ship to Gaza Sweden, che ha sottolineato quanto sia importante per la gente di Gaza sapere che soldi e aiuti arrivino dalle persone e non da istituzioni o governi. Naturalmente anche i rappresentanti italiani della FF2 hanno sottolineato l’importanza di versare fondi e di invitare parenti, amici, colleghi a dare un contributo economico, in quanto l’iniziativa è completamente autofinanziata.
Sull’interrogativo rispetto al porto di partenza della flotta, Huwaida Arraf ha detto che non c’è ancora una risposta, poiché tanti particolari devono ancora essere decisi e, “comunque – ha aggiunto Kahel Mazen – ciò non sarà reso pubblico per motivi di riservatezza”. C’è l’ipotesi di far partire le navi dai porti dei rispettivi paesi di provenienza, “ma è un’idea – ha detto ancora – poi si vedrà”.
Dalla Rete Romana per la Palestina è inoltre stata rivolta una domanda precisa all’esponente dell’IHH turca Huseyin Oruc, riguardante il punto di vista dell’associazione sul recente “riavvicinamento” fra Israele e Turchia, anche alla luce dell’attacco alla Mavi Marmara in occasione della FF1. Così ha risposto Oruc: “Dopo l’incendio del Monte Carmelo, la Turchia ha aiutato Israele donando alcuni canadair e dopo questo gesto si è riaperto un dialogo rispetto al quale, però, la Turchia ha posto alcune condizioni, in accordo con la coalizione internazionale: 1) nel caso in cui Israele decidesse di arrestare e detenere i partecipanti alla FF2, tutti gli attivisti potranno tornare nei paesi di provenienza entro 24 ore dall’arresto; 2) le barche che eventualmente saranno sequestrate dovranno essere restituite senza condizioni; 3) a partire dalla constatazione che l’ONU ha condannato l’attacco alla FF1 con il rapporto di settembre, Israele deve essere processata e, se condannata, dovrà accettare il verdetto; 4) Israele deve scusarsi per le vittime della Mavi Marmara nei confronti di tutta l’umanità; 5) Israele deve pagare un risarcimento in denaro per le vittime della FF1; 6) Israele deve accettare la fine del blocco di Gaza. Le ultime tre condizioni – ha affermato Oruc – non sono state accettate da Israele e dunque non ci può essere alcuna riconciliazione”. Su questo si è espressa anche Huwaida Arraf, che ha puntualizzato: “Israele vorrebbe che la Turchia dichiarasse che non c’era da parte di IDF (l’esercito israeliano) l’intenzione di uccidere. Israele vuole che si elimini l’intenzionalità per il timore di essere condannata di fronte al tribunale internazionale”.
Una seconda domanda della Rete Romana per la Palestina ha riguardato il livello e il tipo di coinvolgimento delle associazioni che per vari motivi non si sentono rappresentate dal coordinamento italiano della FF2: premettendo che non tutte le associazioni disposte a sostenere la FF2 possono far parte del coordinamento con un loro rappresentante per motivi evidenti e che comunque ci sono vari livelli di coinvolgimento nell’organizzazione e nella promozione della flotta, Huwaida Arraf ha risposto che gruppi anche nutriti di associazioni possono organizzare a loro piacimento anche una propria barca. Nessuno stupore è stato espresso dalla rappresentante del Free Gaza Movement rispetto alla frammentarietà nel panorama dell’associazionismo italiano in quanto, ha detto, in ogni paese si riscontrano situazioni simili, anche se, ha aggiunto Dror Feiler, “la coalizione internazionale della FF2 ha il grande merito di far lavorare insieme tante associazioni anche ideologicamente diverse”. Su questo punto ha preso la parola anche Mohammad Hannoun, che ha affermato: “lo schieramento unitario che si è formato in questa occasione non ha veri precedenti, e rappresenta di fatto un salto di qualità potenzialmente molto positivo anche per il futuro. Questo coordinamento non ha mai detto di essere l’unico legittimo rappresentante della FF2 e comunque abbiamo tentato di coinvolgere da subito la Rete Romana per la Palestina. Sarebbe bello – ha aggiunto – partire dall’Italia con decine di navi e comunque siete ‘tutti benvenuti a bordo’”, come recita lo striscione della FF2-Italia che campeggiava alle spalle degli attivisti internazionali.
Nelle ultime domande rivolte dalla platea si è toccato anche il tema della comunicazione, rispetto alla quale è stata chiesta una maggiore trasparenza rispetto alla FF1 e a quanto avvenuto sulla Mavi Marmara. Huseyin Oruc ha risposto che sulla nave attaccata dalla marina israeliana c’era un sistema di live-streaming 24h e che tutto è stato condiviso con i media fin dalla partenza della nave. Huwaida Arraf ha sottolineato che l’esperienza della FF1 è stata e sarà tesoro per adeguare il training degli attivisti della FF2 e che sul tema della comunicazione è attivo un media team che agirà in completa sinergia per svolgere al meglio il compito di rendere accessibile a tutti le informazioni necessarie alla copertura mediatica.
Si è parlato anche dei controlli dei carichi di materiali che saranno presenti sulle navi, rispetto ai quali è stato chiesto di rendere pubblici tutti i relativi risultati: “alla partenza della FF1 – ha risposto Dror Feiler – le barche sono passate attraverso le procedure standard di controllo previste. Se ci fossero state armi – ha aggiunto – Israele lo avrebbe urlato ai 4 venti. Infatti le navi sono state ispezionate anche al porto di Haifa e non è stato trovato nulla. Siamo pacifici, non siamo dei violenti” ha concluso.
Infine, un intervento dalla platea ha messo in luce la mancanza di politiche o di dichiarazioni di sostegno dell’ANP alle iniziative internazionali per la fine del blocco di Gaza; “la nostra è un’iniziativa che prescinde dalla politica e dai governi – ha detto su questo Huseyin Oruc, che ha aggiunto – da parte sua, comunque, l’ANP aveva contattato i partecipanti alla FF1 per offrire il passaporto palestinese a tutti i passeggeri della Mavi Marmara. Noi non abbiamo voluto sfruttare politicamente quest’offerta; l’abbiamo condivisa con i partecipanti, qualcuno ha accettato, qualcuno no”.
A conclusione dell’assemblea è stato presentato un modello dell’imbarcazione “Stefano Chiarini”, costruito grazie alla creatività e all’entusiasmo dei giovani dell’Associazione Palestinesi in Italia, lo stesso modello presentato ai giornalisti nella partecipata conferenza stampa di lunedì 13 dicembre all’Ordine dei Giornalisti.
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