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mercoledì 1 dicembre 2010

RIFORMA GELMINI : I PERCHE' DEL NO !


RIFORMA GELMINI : I PERCHE' DEL NO !


. Sono giorni di grande mobilitazione per gli atenei di tutta Italia. Studenti e  ricercatori scendono in piazza, bloccano stazioni, occupano facoltà e luoghi d’arte in molte città italiane, salgono sui tetti dei propri atenei e centri di ricerca per ribadire il proprio dissenso alla riforma Gelmini che il Parlamento si appresta a votare, forse in via definitiva, nei prossimi giorni.
La protesta monta a livelli tali da obbligare lo stesso Ministro a lanciare un appello tramite videolettera, in cui invita gli studenti a non farsi strumentalizzare e ad accogliere la Riforma come uno strumento di innovazione e miglioramento del sistema accademico italiano. Di fatto confermando che lei, l’Università, l’ha evidentemente frequentata poco e male, come si deduce ascoltando le considerazioni con cui difende il suo disegno di legge. Afferma, ad esempio, che si è finalmente messo mano alle rendite di posizione interne all’accademia, colpendo i cosiddetti baroni, salvo poi sostituire le commissioni dei concorsi per le assunzioni di nuovi ricercatori, attualmente composte da un ricercatore, un professore associato ed un ordinario, con quattro ordinari estratti a sorte. Oppure, obbliga i professori di prima fascia (gli ordinari) ad un’attività di ricerca e di didattica pari a 1500 ore per anno accademico, senza sapere che già oggi la maggior parte di queste attività è coperta e assicurata da quell’esercito di figure precarie – dottorandi, assegnisti, collaboratori – che gravitano negli atenei in attesa di una collocazione, e il cui futuro spesso dipende proprio da quel professore ordinario.
Una riforma del sistema universitario è necessaria e sempre più urgente: è un fatto assodato e richiesto a gran voce da tutti coloro che l’Università la frequentano per apprendere, per insegnare o per fare ricerca. Provvedimenti confusi e inappropriati nel passato, realizzati da governi tanto di centrodestra che di centrosinistra, hanno acuito delle criticità la cui soluzione non è più rimandabile. Creando situazioni limite di abusi e di malcostume, favorendo spesso familiari e conoscenti di dubbio valore scientifico piuttosto che validi ricercatori e studiosi. Con il risultato che, oltre al noto fenomeno della fuga dei cervelli, oltre il 16% del corpo docente universitario in materie scientifiche, come ci ricorda Boeri sulle pagine di Internazionale, non ha pubblicato nessun articolo su riviste censite dall’Institute of Scientific Information (ISI) negli anni 2004-2008.
La fretta con cui si sta cercando di far passare la Riforma non ha nulla a che fare con il bene dell’università e della formazione terziaria. Se davvero fosse questo l’obiettivo, si dovrebbero rivedere i tagli progressivi al Fondo di Finanziamento Ordinario all’Università che questo governo ha stabilito, in controtendenza con i paesi OCSE che già investono percentuali di PIL molto più alte delle nostre. Oppure si dovrebbe rendere finalmente operativa l’Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario (ANVUR) e permettere così di effettuare finalmente una Valutazione, ferma invece al biennio 2001-2003.
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L’unico obiettivo è quello di potersi giocare nella campagna elettorale che si prospetta imminente una riforma universitaria che non vedrà mai la sua piena attuazione. Si è già consapevoli che i decreti attuativi necessari alla sua piena realizzazione e implementazione (relativi ad esempio al riassetto dei concorsi, al riordino della governance, ect.) non vedranno mai la luce in una fase di instabilità politica come quella attuale, di fatto contribuendo ad aumentare la confusione e l’incertezza, uniche vere costanti del mondo accademico italiano.

Emanuele Toscano
Fonte : CronacheLaiche
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