Perchè Google è con i gay
(titolo volutamente scorretto)
Chissà che faccia avrà fatto Putin quando ha visto la home page di Google apparsa ieri sera, una stringa con sei vignette raffiguranti gli sport invernali, ciascuna di un colore della bandiera rainbow, seguita della citazione in tutte le lingue della Carta Olimpica, dove, persino in russo, si dice: “La pratica dello sport è un diritto dell’uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play.”
Un principio fondamentale, quello del ripudio di ogni discriminazione, era già stato esteso in maniera esplicita al mondo LGBT nel discorso di ieri di Ban Ki Moon, un’esplicazione naturale del concetto di discriminazione che individua di fatto l’orientamento sessuale e l’identità di genere come tratti distintivi e fondamentali dell’individuo al pari del sesso, dell’etnia, della cultura e della religione.
Negli ultimi decenni la questione LGBT è venuta alla luce in tutta la sua preponderanza, ponendo un interrogativo fondamentale che riguarda non solo l’approfondimento dei diritti umani universali, ma anche il modo stesso in cui essi sono costruiti teoricamente. Una costruzione formale, fondata sul contrattualismo contemporaneo, dalle radici illuministe fino alla dichiarazione del 1948, oppure una costruzione fondata sulle capacità del singolo inteso come parte inscindibile di un contesto socioculturale, come ha proposto anche Martha Nussbaum nella sua teoria delle capacità?
Considerare l’orientamento sessuale e l’identità di genere alla stregua del sesso e dell’etnia pone una questione di enorme attualità, ovvero il legame tra dignità dell’individuo sulla carta e la concretezza quotidiana della sua esistenza. Non solo, quindi, valori di carattere formale o fondati sull’evidenza biologica, bensì elementi che riguardano la dimensione erotica, passionale ed affettiva, nonchè una dimensione dell’identità che va oltre i costrutti di genere convenzionalmente accettatti, li decostruisce e li interpreta in funzione di una sensibilità che porta ciascuno, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, ad essere uomo, donna, transgender o intergender a proprio modo.
La rivendicazione dell’orientamento sessuale e identità di genere come tratti fondamentali dell’essere umano è sicuramente la via maestra, da perseguire con forza. Tuttavia, questo ci impone anche di ripensare il concetto stesso di diritti universali, in un mondo che si è letteralmente stravolto negli ultimi 50 anni. Le grandi novità, dalle biotecnologie alla comunicazione, che hanno mutato per sempre il nostro quotidiano, hanno il comune denominatore di avere ampliato enormemente la nostra sfera di azione in quantità e in rapidità, esaltando le potenzialità dell’individuo, aprendo i confini della sua libertà, delle sue possibilità di conoscenza, delle sue responsabilità.
Che Google e si schieri in maniera così palese non è un caso: non tanto perchè la rete è “più avanti”, bensì perchè, al netto del potenziale infinito di condivisione della conoscenza, la comunicazione digitale consente di far emergere senza veli e con enorme rapidità le realtà individuali, le esperienze e quindi anche le sofferenze, mettendole in connessione. Se, da un lato, tende a “globalizzare” il pensiero, dall’altro esalta la singolarità e l’originalità dell’attimo, dando vita a flussi di informazioni che se analizzati in modo opportuno ci restituiscono un ritratto im-mediato (letteralmente privo di mediazioni) a cui il singolo non può sfuggire. Pensandoci bene forse questo è uno dei risvolti positivi della “crisi” del concetto di privacy.
La sfida del futuro è sfruttare al meglio questo potenziale: naturalmente la rete come diffusione di cultura e conoscenze, arma fondamentale contro l’ignoranza, ma, sopratutto, la rete come luogo in cui il singolo emerge nei propri aspetti più nascosti e complessi, rompendo schemi, tabù, luoghi comuni, barriere di ogni tipo. In tutte le sue capacità e necessità reali.
Rosario Coco Portavoce Gaynet Roma - See more at: http://gaynet.it/perche-google-e-con-i-gay/#sthash.8ouKKooQ.dpuf
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