Si attende la sentenza definitiva dei giudici militari israeliani contro Abdallah Abu Rahme, accusato di aver organizzato manifestazioni di protesta contro il «muro di separazione» costruito sulle terre del villaggio di Bilin
Ramallah, 17 settembre 2010, Nena News – Sono cominciate due giorni fa nella Corte militare israeliana di Ofer, nei pressi di Ramallah, le fasi conclusive del processo contro Abdallah Abu Rahme, coordinatore nel villaggio cisgiordano di Bilin del Comitato popolare contro il Muro e la Colonizzazione. Ad agosto Abu Rahme venne giudicato «colpevole» di aver organizzato «manifestazioni illegali» e per «incitamento». Ma fu ritirata l’accusa più grave che gli era stata rivolta: il possesso di armi. Nonostante l’inconsistenza dei reati che vengono attribuiti ad Abu Rahme, la procura militare intende farlo incarcerare per ben due anni. Secondo i comitati popolari palestinesi, si tratterebbe di una «punizione esemplare» con finalità di «deterrenza», ossia è volta ad impedire lo sviluppo della lotta non violenta e della resistenza popolare palestinese contro il muro che riceve consensi crescenti anche a livello internazionale. Non a caso l’udienza di mercoledì nell’aula del tribunale militare di Ofer si è svolta alla presenza di numerosi rappresentanti di ambasciate e consolati europei. Ad agosto il «ministro degli esteri» dell’Unione europea, Catherine Ashton, aveva criticato la sentenza di colpevolezza inflitta ad Abu Rahme descrivendola un passo volto ad impedire ai palestinesi di esercitare il loro diritto a manifestare in difesa delle loro terre occupate da Israele. Una analoga critica è giunta da Sarah Leah Whiston, direttrice dell’ufficio mediorientale di Human Right Watch.(red) Nena News
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