1.000 SUICIDI PER DEBITO NEL 2011- 2012.
E’ successo ancora. Stamattina. Nel quartiere di Pietralata, periferia romana, un imprenditore si è tolto la vita con una fucilata. Ha lasciato una lettera al figlio per spiegare il suo gesto: era assediato dai creditori, la sua ditta era in fallimento. Pochi giorni fa, sempre a Roma, un corniciaio ha attaccato una corda ad una trave e si è impiccato nel suo negozio di Centocelle. Ha lasciato un biglietto: “problemi economici insormontabili”. Ieri, a Milano, un disoccupato di 51 anni si è suicidato: dopo aver perso il lavoro era tornato a vivere nella casa popolare dei genitori. Sempre ieri, a Gela, una pensionata di 78 anni si è lanciata dal balcone. Morta sul colpo. Le avevano ridotto la pensione da 800 a 600 euro. Sono ormai decine, dall’inizio dell’anno, i suicidi di chi non riesce più a far fronte ai problemi economici o ad arrivare alla fine del mese: sono artigiani, come quello che a Bologna si è dato fuoco davanti all’agenzia delle entrate; sono lavoratori, come l’immigrato di Verona che si è suicidato dopo aver perso il lavoro; sono pensionati, disoccupati, imprenditori, precari. Una strage silenziosa che non risparmia nessuna categoria sociale -ad eccezione di quel 10% che detiene il 50% della ricchezza nazionale- e che ogni tanto guadagna un trafiletto nelle pagine di cronaca.
Difficile tenere il conto delle vittime della crisi ma se qualcuno si premurasse di farlo scoprirebbe con molta probabilità che il nostro Paese si è guadagnato in questi mesi, e più precisamente dall’avvento del governo Monti, il primo posto nella classifica europea dei casi di suicidio per motivi economici: persino più della Grecia o del Portogallo dove pure gli effetti della crisi sono -apparentemente- più tangibili che in Italia.
C’è chi parla di istigazione al suicidio delle politiche di austerity a senso unico del governo; c’è chi, come ha fatto oggi Di Pietro alla Camera, attribuisce direttamente a Monti la responsabilità di questa impressionante ondata di suicidi; c’è addirittura chi li chiama “suicidi di Stato”.
Una cosa è certa: se davvero questo è il prezzo che occorre pagare per rispondere alle pretese dell’Europa dei banchieri e della finanza e allora forse è arrivato il momento di fermarsi. Di capire. E, soprattutto, di trovare un’altra strada. Più democratica e meno tecnica.
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O PAGHI GLI USURAI O TI SUICIDI -
1000 SUICIDI PER DEBITO
NEL 2011-2012
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I suicidi per insolvenza sono stimati in 1.000 casi
da Gennaio 2011 ad Aprile 2012
Suicidio in uno Stato Complice
Ci nascondiamo dietro ad un dito tra ipocrisia ed opportunismo e ancora non ci arrendiamo di fronte alla strage che si sta abbattendo su di noi, ancora un altro omicidio a Bologna davanti alle Agenzia delle Entrate che ha demandato ad Equitalia il servizio di riscossione usuraia in cui c’è la partecipazione statale.
Basta con questa moneta debito, basta con questa truffa, basta con questa stretta mortale. Chi è il colpevole? Nessuna legge al mondo dovrebbe determinare la morte, eppure dietro ai fantasmi giuridici si nascondono le macchine della morte che agiscono indirettamente e per conto dello sterminatore, gli schiavi che non reggono al sistema sono solo di ostacolo al sistema.
Si può denunciare lo stato oltre che per truffa, per estorsione, cadute funzioni, anche per stalking? Questo Stato non ci serve più, dobbiamo fondare una ricostituente, che metta al centro l’uomo e non il mercato, che metta al centro la dignità, non il denaro.
Quante notti dovranno passare prima che arrivi l’alba dell’umanità che si aiuta?
LEGGI ANKE
http://cipiri.blogspot.it/2011/12/suicidi-in-aumento-litalia-scivola.html
http://cipiri.blogspot.it/2012/01/suicidi-colpa-della-crisi.html
Temete che qualcuno voglia commettere un suicidio? Ecco alcuni segnali da non trascurare...
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