LUXOTTICA
attacca le banche
e denuncia la speculazione.
E’
il nostro fiore all’occhiello. E’ forse l’unica grande azienda
italiana, leader planetario nel suo specifico settore merceologico, ad
essere virtuosa, solida, in espansione.
L’azienda non ha mai visto uno sciopero, né uno scorporo, né proteste.
Si chiama LUXOTTICA. Produce lenti per occhiali e li vende in tutto il
mondo. Tra i suoi clienti più famosi la polizia stradale della
California (i celeberrimi CHIPS) l’esercito cinese, tutta la linea
occhiali di Christian Dior e Yves Saint Laurent. Produce in Italia e
vende in Cina.
Il suo proprietario e fondatore, Leonardo Del
Vecchio, nato nel 1935 a Milano, è poco noto alla massa degli italiani.
Ma il suo nome è un mito in Usa, Germania, Gran Bretagna, Cina.
La sua frase più recente? “Non investiamo neppure un euro nella
finanza, perché noi sappiamo come produrre, come inventare mercato,
avendo come fine la ricchezza collettiva della comunità, altrimenti
questo lavoro non avrebbe senso”.
“Basta con i manager mitomani
finanzieri” ha detto al giornalista Daniele Manca in una esplosiva
intervista pubblicata sul corriere della sera qualche giorno fa, non a
caso, in Italia, volutamente passata sotto silenzio e rimasta priva del
dibattito che avrebbe meritato.
Ma non all’estero.
Oltre ad essere il maggior azionista di Luxottica è un importantissimo
grande azionista di Unicredit e soprattutto le assicurazioni Generali.
Data la sua posizione è sempre stato nel consiglio direttivo del colosso
assicurativo. Tre giorni fa (ed ecco perché ne parliamo e lui ha deciso
di parlarne al pubblico) si è dimesso, se n’è andato sbattendo via la
porta, con un clamoroso atto d’accusa...
E’ impietoso, Del Vecchio. Picchia duro. E se lo può permettere.
E parlando al canale televisivo di Bloomberg, quando un giornalista
americano gli ha fatto la domanda da 1 milione di dollari “Lei come si
pone rispetto all’articolo 18 che in Italia è il punto dolente nello
scontro tra imprenditori e lavoratori?” ne è uscito in maniera
impeccabile. Ha risposto: “Un dibattito inutile, fuorviante.
Personalmente, ripeto “personalmente” non mi riguarda. Su 65.000
lavoratori italiani che pago ogni mese, non c’è nessuno, neppure uno che
rischia il licenziamento. Che ci sia l’art.18 così com’è, che venga
abolito, modificato, cambiato, per me è irrilevante. La mia azienda
funziona e ogni imprenditore -parlo di quelli veri- ha come sogno
autentico quello di assumere e non di licenziare. Il paese si rialza
assumendo non licenziando. E la colpa è delle banche”.
“Finchè
Unicredit e le Generali facevano le banche andava bene. Poi si sono
buttati nella finanza e hanno perso la testa. Ho visto sotto i miei
occhi trasformarsi Profumo. Partecipazioni, fusioni, investimenti a
pioggia inutili e perdenti, con l’unico fine di agguantare soldi veloci e
facili invece che produrre impresa con l’unico risultato di ottenere
perdite colossali e bonus di uscita per diverse decine di milioni di
euro. Le banche italiane hanno perso la testa. affonda”.
Del
Vecchio spera e auspica che Monti intervenga molto presto nel settore
che lui (e Corrado Passera) conoscono molto ma molto bene: banche e
finanza italiane. E propone di far applicare un codice ferreo di
regolamentazione comportamentale che imponga a tutti gli amministratori
delegati di banche, fondazioni e aziende, di riferire come usano i
soldi.
S.G.
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