Formigoni dimissioni e subito al voto
Formigoni chieda scusa
e si dimetta
770 FIRME FALSE
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Roberto Formigoni
ha tentato di occultare
maldestramente lo scandalo corruzione nella sua
regione
nel cerkio rosso gli indagati
Formigoni
Arrestati
di Paolo Biondani e Michele Sasso
Dopo l'inchiesta de l'Espresso esplode il nuovo
scandalo della Sanità lombarda. Ordini di cattura per Antonio Simone e
Piero Daccò, amici ciellini del governatore Formigoni. Che hanno
intascato mediazioni colossali anche dalla Fondazione Maugeri.
Raccogliendo oltre 50 milioni di euro
Tra gli amici più stretti di Roberto Formigoni c'è
un club di fedelissimi che vale un tesoro. Fanno parte della
cerchia ristretta dei big di Comunione e liberazione. Sono
diventati milionari partendo dal basso. Hanno svariate proprietà e
imprese in Italia, ma gestiscono gran parte dei soldi tramite
società anonime e conti esteri. E sono molto bravi a fare affari
soprattutto nel settore più assistito dai finanziamenti pubblici
gestiti dalla Regione Lombardia: la sanità privata. Nel circolo dei ricchi amici del governatore Formigoni, i più chiacchierati oggi sono Piero Daccò e Antonio Simone. Entrambi sono stati raggiunti dagli ordini di cattura della magistratura, che contesta un'associazione per delinquere a sei zeri.
Il primo è già in carcere dal 15 novembre per lo scandalo dei fondi neri del San Raffaele, l'ospedale privato travolto da una bancarotta da oltre un miliardo di euro. Daccò è imputato di essersi impadronito di circa 8 milioni e di averne fatti sprecare altri 35 alla fondazione religiosa che ha controllato quell'impero sanitario fino alla scomparsa del suo dominus don Luigi Verzè, morto alla fine del 2011.
Simone invece è inciampato nell'indagine scivolando su un bonifico di 510 mila euro: soldi che Daccò gli aveva girato su un conto di Praga, attraverso un fiduciario svizzero che nel frattempo ha vuotato il sacco. Entrambi si proclamano innocenti. Ma ora la procura, dopo avere chiuso il capitolo iniziale dell'inchiesta sul San Raffaele apre un nuovo clamoroso filone, sui fondi neri utilizzati dalla Fondazione Maugeri, un ente ospedaliero con decine di cliniche in tutta Italia, ordinando l'arresto dei due. Nel numero in edicola "l'Espresso" ha ricostruito la storia economica dei due uomini d'oro cresciuti all'ombra della politica. E i legami con altri personaggi del sistema di potere ciellino, come loro vicinissimi al presidente Formigoni. Il dato fondamentale, il più vistoso, è che Daccò e Simone fanno affari d'oro, insieme, da più di dieci anni.
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Nel ventennio di Formigoni si sono divisi più di 30 milioni di euro, ma la cifra totale, compresi gli investimenti tuttora in corso, potrebbe superare (e di molto) quota 50 milioni. Nel grande giro lombardo i due ciellini millantavano consulenze e mediazioni con almeno tre grandi gruppi della sanità privata, tutti accreditati (e quindi rimborsati con fondi pubblici) dalla Regione Lombardia: San Raffaele, Fondazione Maugeri e Ordine dei Fatebenefratelli.
Quando si arrivava a un contratto, questo era intestato al solo Daccò, che poi girava circa un quarto della somma a Simone, ma con una fattura separata, segno di un lavoro autonomo. La Guardia di Finanza ha trovato le prime tracce dei due tesoretti analizzando i conti esteri che secondo l'accusa sono serviti a far sparire i fondi neri del San Raffaele. Questo pasticcio finanziario ora sta togliendo il sonno a un personaggio del calibro di Antonio Simone. Che non è un ciellino qualsiasi: è uno dei cervelli che hanno creato il Movimento Popolare, lo storico braccio politico di Cl. Una vita da eminenza grigia, la sua. Fino agli anni Ottanta, Simone fa carriera nella Dc al fianco di Formigoni: a Milano dividono lo stesso ufficio, nella sede originaria del Movimento. Roberto è il più visibile, ma il popolo ciellino premia con decine di migliaia di voti soprattutto Antonio, che conquista così gli assessorati fondamentali delle ultime giunte lombarde di pentapartito, dalla sanità all'urbanistica. Nel '92 scoppia Mani Pulite. E Simone si ritrova inquisito. Alla fine ne uscirà senza alcuna condanna, con due assoluzioni e una prescrizione. Ma intanto è bruciato. Nel '95 è Formigoni, rimasto fuori da Tangentopoli, a candidarsi e vincere la prima delle quattro elezioni che da allora gli assicurano la poltrona di numero uno della Lombardia. Simone invece abbandona la politica. E lascia pure l'Italia. Dove pochissimi sanno che continua a influenzare i grandi affari della sanità. Mentre infuria Tangentopoli, Simone si trasferisce a Praga, dove diventa un re del mattone in società con la famiglia di un editore italiano di fumetti. Comprano palazzi in decadenza, ristrutturano e rivendono con plusvalenze.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/arrestati-gli-amici-di-formigoni/2178441
TUTTO SULLA REGIONE LOMBARDIA
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