HAI VINTO CON IL TUO POPOLO!
Aung San Suu Kyi eletta in Parlamento:
Myanmar torna a sperare dopo un voto storico
I media Usa citano il partito del premio Nobel per la pace.
La Lady,
che ha passato 15 degli ultimi 22 anni in detenzione, avrebbe ottenuto
nella sua circoscrizione l'82 per cento dei voti. Ma da più parti
l'opposizione ha reclamato per brogli e scorrettezze
In un seggio di Kawhmu, dove San Suu Kyi era candidata, secondo la Lnd, la leader dell’opposizione avrebbe ricevuto 270 voti contro i 37 del candidato dell’Usdp, il partito del regime. Il movimento reclama anche un forte vantaggio di altri suoi candidati in altri collegi. Davanti alla sede dell’Nld a Rangoon migliaia di sostenitori della “Lady” attendono intanto con trepidazione i risultati ufficiali, in un’atmosfera di festa popolare.
Liberata nel novembre 2010 dopo sette anni agli arresti domiciliari (e 15 degli ultimi 22 passati in detenzione), negli ultimi mesi Suu Kyi, 66 anni, ha finalmente riabbracciato un popolo che in larga parte l’adora, in comizi dove è stata accolta come una rockstar da centinaia di migliaia di sostenitori in festa. Prima di lanciarsi in una campagna elettorale nazionale che ha messo a dura prova le sue forze, Suu Kyi aveva già un’agenda fitta: oltre a lavorare al rilancio della sua Lega Nazionale per la Democrazia, ha incontrato ministri degli esteri, diplomatici, investitori stranieri.
L’atteggiamento del Nobel per la Pace, in passato conosciuta come una “irriducibile” poco disposta a qualsiasi compromesso con l’ex giunta militare, è nel frattempo cambiato. Già prima del rilascio aveva adottato un approccio più pragmatico, tendendo la mano al regime (senza essere corrisposta) e segnalando il bisogno di giungere a una riconciliazione. Una volta libera, l’iniziale cautela nel testare i suoi spazi di manovra ha lasciato gradualmente spazio a una maggiore decisione. Preferendo la retorica (una dei suoi slogan è “per una Birmania libera della paura”) a specifiche promesse politiche, ora segnala anche il bisogno di cambiare la Costituzione, che assegna il 25% dei seggi in Parlamento ai militari: tema che potrebbe portare a future tensioni.
I seggi nei 45 collegi si erano chiusi alle 11,30 italiane. Si è trattato di elezioni suppletive e l’elezione di Aung San Suu Kyi era già stata pronosticata alla vigilia. Da più parti l’opposizione ha segnalato irregolarità, che non sono ancora state confermate dagli osservatori stranieri. Ai seggi e al loro esterno non si sono verificate violenze, ma le accuse di brogli e inesattezze nella preparazione del voto sono diffuse: si va dalle persone impossibilitate a votare perché non comparivano nelle liste, a schede con segni che rendevano impossibile votare la “Lega nazionale per la democrazia” di Suu Kyi, a denunce di autorità locali che raccoglievano preferenze casa per casa.
Il portavoce dell’Nld, Nyan Win, ha dichiarato che il partito presenterà un reclamo formale alla Commissione elettorale. Per un quadro definitivo servirà però attendere almeno qualche giorno. Oltre alle irregolarità già segnalate, il timore di molti attivisti dell’opposizione è per i risultati del voto in anticipo, a cui hanno diritto i militari e i dipendenti pubblici. già nelle elezioni-farsa nel 2010, quelle schede contribuirono in diversi casi a far pendere la bilancia dalla parte dell’Usdp, il partito del regime.
Tuttavia Surin Pitsuwan, capo dell’Asean (che riunisce i Paesi del sud est asiatico) ha affermato che le elezioni in Birmania stanno procedendo “in modo abbastanza liscio” e le denunce di irregolarità non riguardano “nulla di grave”. Gli osservatori dell’Asean sono tra quelli accettati dal governo del Myanmar, legato all’ex giunta militare.
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Aung San Suu Kyi ha giurato come membro del Parlamento. È una grande gioia per chi negli anni ha sostenuto la sua battaglia contro la giunta militare birmana che le è valso il premio Nobel per la Pace. Suu è stata per anni agli arresti domiciliari, soffrendo la lontananza dalla sua famiglia e l’allontanamento dalla vita civile ma non ha mai abbandonato la lotta a favore dei diritti umani. Con lei vincono la non violenza e l’amore per la democrazia
“Siederò in Parlamento dal 23 aprile”
di Paola Totaro
Il 23 aprile prossimo sarà una giornata importante per il Myanmar (Birmania). La premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana ed eletta nelle ultime elezioni suppletive, siederà finalmente alla Camera bassa del Parlamento. Lo rende noto un portavoce del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd).Per San Suu Kyi, deputata per la circoscrizione rurale di Kawhmu, vicino Rangoon, sarà la prima apparizione come rappresentante del popolo, dopo ben 15 anni di arresti domiciliari.
Ieri San Suu Kyi ha incontrato i capi dei ribelli della minoranza etnica Karen. Si è trattato del primo gesto politico importante dopo la sua elezione al parlamento di una settimana fa.
La premio Nobel ed i rappresentanti dell’Unione Nazionale Karen, a Rangoon, hanno discusso per circa due ore ed al termine, il segretario generale della KNU, Zipporah Sein, ha definito l’incontro “un avvenimento importante”, sicuramente un passo verso la riconciliazione nazionale.
Già sotto il controllo britannico, dopo la destituzione del governo democratico avvenuta nel 1962 con un colpo di stato militare condotto dal Generale Ne Win, in Birmania, nel 1988, rivolte studentesche tentano la rivolta, ottenendo le dimissioni del Generale. Ma viene proclamata la legge marziale ed il Generale Saw Maung, organizza un altro colpo di stato.
Nel 1990 a seguito di libere elezioni conquista il potere il partito NLD della San Suu Kyi, ma i restauratori spalleggiati dall’esercito, rifiutano di cedere la guida del Paese ed arrestano la donna, la quale rimane rinchiusa fino al 1995. Viene nuovamente arrestata nel 2000 e liberata nel 2002, torna ai domiciliari dal 2003 al 2010 quando è definitivamente liberata.
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