Ai domiciliari 4 primari di Pini e Galeazzi.
Indagato anche ex magistrato.
Sotto inchiesta anche il direttore sanitario dell'istituto ortopedico di via Quadronno. Nelle carte dell'inchiesta ricostruito il meccanismo corruttivo. Per Gustavo Cioppa, garante in regione della legalità, si ipotizza il reato di abuso d'ufficio e favoreggiamento
di SANDRO DE RICCARDIS
Nuova inchiesta sulle tangenti nella sanità lombarda. Questa volta sono finiti ai domiciliari per corruzione quattro primari (due dell'ospedale Galeazzi e due del Pini) e il direttore sanitario del Pini mentre un imprenditore è finito in carcere. E' indagato anche l'ex sottosegretario alla Regione Lombardia durante la giunta Maroni, il magistrato in pensione Gustavo Cioppa, che al Pirellone esercitava un ruolo di garante alla legalità. Per lui (che è stato anche procuratore della Repubblica di Pavia), i procuratori aggiunti Maria Letizia Mannella ed Eugenio Fusco e il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza ipotizzano le accuse di abuso d'ufficio e favoreggiamento.
L'unico a finire in cella è l'imprenditore che è titolare di una ditta specializzata nel settore delle apparecchiature sanitarie, i medici, invece, sono agli arresti domiciliari, mentre il magistrato è indagato. L’inchiesta nasce dall’indagine che lo scorso anno ha portato in carcere il primario del Pini, Norberto Confalonieri, recentemente rinviato a giudizio.
Gli arrestati. Tra gli arrestati c'è anche Paola Navone, direttore sanitario dell'Istituto ortopedico Gaetano Pini-Cto, fiore all'occhiello della sanità milanese. Sempre al Pini è finito Giorgio Maria Calori, primario di ortopedia, unità chirurgia ricostruttiva - revisione protesica e Carmine Cucciniello, direttore del dipartimento di ortopedia. Gli arrestati del Galeazzi, invece, sono Lorenzo Drago, direttore laboratorio analisi e Carlo Luca Romanò, responsabile del centro di chirurgia ricostruttiva. In merito all'inchiesta, l'ospedale Galeazzi dichiara "la propria estraneità alla vicenda ed esprime piena fiducia nella magistratura". L'imprenditore, infine, è Tommaso Brenicci, presidente della Eon medica srl di Monza che si occupa di apparecchiature elettromedicali.
Il meccanismo corruttivo. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’imprenditore e i due primari del Galeazzi erano insieme soci di una società che aveva il brevetto di una sorta di medical detector, un macchinario per l’individuazione delle infezioni ossee. I due dirigenti medici lo hanno introdotto al Galeazzi. E successivamente, tramite il primario di Ortopedia del Pini, Giorgio Maria Calori, che era socio di Brennici in altre società, anche di diritto estero, è stato introdotto anche al Pini. I medici si prodigavano anche in studi scientifici e pubblicazioni in cui si esaltavano le qualità del macchinario. Un conflitto di interessi che ha portato oggi agli arresti.
"Al Pini non ci sono gare, se sei amico...". "Il Pini è l'ospedale più facile del mondo! (...) perché non ci sono gare, se sei amico di un chirurgo usi i prodotti che vuole, cioè è tutto libero, tutto libero!": secondo l'ordinanza d'arresto, si esprimeva così l'imprenditore Brenicci al telefono senza sapere di essere intercettato parlando della "scarsa trasparenza e legalità nelle pubbliche forniture dell'Istituto Ortopedico Cto-Pini" di Milano.
Il medico e la borsa per la moglie: "La Vuitton ce la regalano". "La Vuitton non ti piace? (...) Stefi è possibile che me lo regalino (...) e allora c.... non mi rompere i co.....!". Così il chirurgo Calori si rivolgeva alla moglie che lo rimproverava per una borsa di lusso che le aveva regalato "evidenziando la necessità di essere parchi e limitare le proprie spese voluttuarie". Emerge dall'ordinanza d'arresto e da un'intercettazione nella quale il medico faceva, però, capire alla consorte "come si trattasse di un regalo ricevuto" da lui da altre persone.
Il cesto di Natale da mille euro e gli altri favori. La promessa di uno stage per la figlia in una delle società dell'imprenditore Brenicci, un cesto di Natale da 1000 euro e il pagamento spese per un congresso a Parigi e uno in Alto Adige. Sono le 'utilità', come scrive il gip nell'ordinanza, percepite da Paola Navone, direttore sanitario del Cto-Pini per introdurre all'Istituto ortopedico il dispositivo per la diagnosi di infezioni articolari commercializzato dallo stesso imprenditore.
Navone e il piano anticorruzione in tv. Il direttore sanitario del Pini era tra i firmatari del 'Piano triennale per la prevenzione della corruzione e dell'illegalità 2016-2018'. Il 27 marzo, dopo il rinvio a giudizio di Confalonieri, la dirigente interveniva alla trasmissione televisiva 'Porta a Porta' e assicurava: "Il Piano anticorruzione verrà attuato al Pini al più presto". "Abbiamo fornito alle autorità che ce l'hanno chiesta - aveva aggiunto l'ex responsabile del Noc (Nucleo operativo di controllo della Asl di Milano) - la lista di tutte le attività sugli impianti protesici, che fanno parte di un flusso di dati che è controllato".
L'ex magistrato e il progetto Domino. Infine, scrive il gip De Pascale, per aumentare il bacino di utenza dei pazienti e potenziare l'uso del dispositivo al Cto-Pini, Navone e Calori si sarebbero rivolti all'ex magistrato Cioppa affinché intercedesse presso l'assessore al Welfare Giulio Gallera e il direttore generale del settore per ottenere dal Pirellone l'approvazione del 'Progetto Domino' che nel marzo 2017 accreditava il reparto diretto dallo stesso Calori come punto di riferimento regionale per il trattamento delle infezioni articolari. Per questo Calori avrebbe ricevuto, dall'imprenditore, oltre a una borsa di Vuitton per la figlia, il pagamento delle spese sostenute per partecipare a convegni, per una intervista televisiva in Rai, un contratto di consulenza come 'opinion leader' per una società tedesca e anche 30mila euro, come prestito infruttifero, per sostenere parte delle spese per aver acceso un mutuo per un importo di 1 milione e 350 mila euro.
L'esposto di un anonimo finito agli atti. "All'interno dell'azienda Pini-Cto vengono spartiti soldi pubblici in modo clientelare, che dovrebbero servire invece per il bene della popolazione (...) le ditte fornitrici sono sempre le stesse ed i regali per alcuni primari e la direttrice sanitaria sono sempre più costosi". A mettere nero su bianco queste accuse è stato un anonimo che nel febbraio 2017 ha presentato un esposto "contenente accuse di clientelismo" all'interno dell'ospedale. Denuncia che è finita agli atti dell'inchiesta che ha portato all'arresto di sei persone, tra cui la direttrice sanitaria del Gaetano Pini Paola Navone.
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