Il 10 - 05 - 1933, a Berlino, i nazisti bruciarono migliaia di libri
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Il 10 - 05 - 1933, a Berlino, i nazisti bruciarono migliaia di
libri.
Il 10 maggio del 1933, a Berlino, nella piazza del Teatro dell'Opera, i nazisti
organizzarono un gigantesco rogo nel quale bruciarono migliaia di
libri. Nella stessa serata roghi simili si svolsero in altre città
tedesche, raccontati da Radio Germania. Il rogo di Berlino fu
organizzato con estrema attenzione poiché doveva essere un esempio per
il Reich. L'evento assunse i caratteri di una cerimonia ufficiale, quasi
religiosa. Furono curati gli aspetti scenici, le musiche, i canti,
l'illuminazione. I libri erano accompagnati da una marcia alla quale
presero parte i professori in toga, gli studenti, soldati delle SA e
delle SS. I libri furono trasportati da camion e quindi cosparsi di
benzina e arsi con l'aiuto di tecnici e pompieri.
Con questo gesto
Goebbels, da poco nominato ministro della propaganda, lanciò la sua
campagna contro i libri "non tedeschi" e contro la cosiddetta "arte
degenerata". Si trattava di una iniziativa senza precedenti, che
rivelava, se mai ve ne fosse stato ancora bisogno, il grado di
imbarbarimento della vita politica e culturale tedesca dopo l'avvento
del regime nazista. L'intento dichiarato di Goebbels era quello di
cancellare qualunque testimonianza degli intellettuali che nel XIX e del
XX secolo avevano dato sviluppo alla moderna cultura europea.
Nei
roghi finirono migliaia di opere letterarie e artistiche di autori che
secondo la rozza e incolta ideologia del nuovo regime avevano "corrotto"
e "giudaizzato" una presunta "cultura tedesca" pura: opere di autori
lontani nel tempo, come Heinrich Heine (1797-1856) e Karl Marx
(1818-1883), ma soprattutto dei grandi intellettuali del periodo
weimariano: gli scrittori Thomas Mann, Heinrich Mann, Bertolt Brecht,
Alfred Döblin, Joseph Roth. I filosofi Ernst Cassirer, Georg Simmel,
Theodor W. Adorno, Walter Benjamin, Herbert Marcuse, Max Horkheimer,
Ernst Bloch, Ludwig Wittgenstein, Max Scheler, Hannah Arendt, Edith
Stein, Edmund Husserl, Max Weber, Erich Fromm, Martin Buber, Karl
Löwith. L'architetto Walter Gropius. I pittori Paul Klee, Wassili
Kandinsky e Piet Mondrian. Gli scienziati Albert Einstein e Sigmund
Freud. I musicisti Arnold Schönberg e Alban Berg. I registi
cinematografici Georg Pabst, Fritz Lang e Franz Murnau. E centinaia di
altri artisti e pensatori che avevano gettato le basi intellettuali
dell'intera cultura del Novecento.
Nel 1817, in occasione di un
precedente rogo acceso da studenti tedeschi, lo scrittore Heinrich Heine
disse: «Là dove si bruciano i libri, si finisce col bruciare anche gli
uomini».
Fu profetico, in quanto il rogo del 10 maggio 1933 fu solo
l’inizio della immane tragedia umana creata dal nazismo. Si cominciò
bruciando i libri e si finì bruciando donne ed uomini nei campi di
sterminio.
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