Corrotti, ora basta
La dura requisitoria
dell’Europa
nei confronti dell’Italia
GRECO, acronimo di “Gruppo di Stati contro la corruzione”, è un gruppo di lavoro all’interno del Consiglio d’Europa, che si riunisce periodicamente a Strasburgo per aiutare gli Stati membri a lottare contro la corruzione, attraverso il rispetto delle norme europee sul contrasto al fenomeno e un processo di valutazione reciproca (peer review) tra gli Stati che ne fanno parte (attualmente sono 49 gli Stati membri: 48 Paesi europei e gli Stati Uniti d’America).
Attraverso
le periodiche valutazioni, che nel GRECO hanno di volta in volta ad
oggetto diversi aspetti dei fenomeni corruttivi, si identificano le
lacune nella politica di lotta alla corruzione del Paese valutato e si
stimolano gli Stati a realizzare riforme legislative, istituzionali ed
anche di prassi che meglio aderiscano al dettato ed allo spirito della
Convenzione penale sulla corruzione approvata il 27 gennaio 1999.
Tutti
gli Stati che hanno ratificato la Convenzione automaticamente fanno
parte del GRECO. L’Italia, pur non avendo ancora ratificato la
Convenzione (e sono trascorsi oltre 13 anni), aderisce al GRECO in
quanto ha partecipato alla sua elaborazione.
A
partire dal 2000 si sono svolti tre cicli di valutazione aventi ad
oggetto vari aspetti dell'applicazione della Convenzione penale sulla
corruzione. Nell'ambito del terzo ciclo, l'Italia è stata valutata alla
plenaria del GRECO svoltasi a Strasburgo dal 20 al 23 marzo 2012.
Nel
prima parte del Report di valutazione, come scrive Guido Rossi
editorialista de “Il Sole 24 Ore”, viene stilata nei confronti
dell’Italia “una spietata requisitoria per la pessima legislazione sulla
corruzione rispetto agli altri Paesi europei”, a cominciare dal fatto
che ad oggi non ha ancora ratificato la Convenzione del 1999 né il
Protocollo aggiuntivo del 15 maggio 2003.
Nelle
raccomandazioni finali di GRECO le autorità italiane sono invitate ad
autorizzare il più presto possibile la pubblicazione del Report,
possibilmente tradotto in lingua italiana. In altre parole, l’Europa si
preoccupa che i cittadini italiani vengano a conoscenza dei ritardi e
delle carenze della legislazione italiana. E la preoccupazione pare
fondata, visto che nel sito internet del GRECO tutti i Report della
terza valutazione sono pubblici, con l’eccezione di quelli relativi ad
Italia e Russia.
La seconda parte del Report riguarda la
trasparenza dei finanziamenti ai partiti, con raccomandazioni a
“provvedere velocemente” vista la situazione italiana. Indicazione
quanto mai attuale e necessaria, considerando anche quanto sta emergendo
in questi giorni a proposito della gestione dei rimborsi elettorali di
alcuni partiti italiani.
Tra l’altro da quest’anno per GRECO è
iniziato il quarto ciclo di valutazione sulla prevenzione della
corruzione nei confronti di membri del Parlamento, giudici e
procuratori. Al momento non è ancora previsto quando l’Italia sarà
sottoposta alla relativa valutazione, ma è già chiaro che anche di
questo futuro Report l’Italia non potrà certamente vantarsi.
Secondo
Guido Rossi per cominciare ad uscire dal “triangolo dell’illegalità” -
costituito da corruzione, evasione fiscale e riciclaggio di denaro –
l’Italia deve anzitutto ascoltare la voce degli imprenditori che si
lamentano della concorrenza fatta da chi può disporre di soldi
provenienti dalla criminalità organizzata, magari introducendo il reato
di “concorrenza illegale”. Inoltre, occorre reintrodurre il reato di
“falso in bilancio”, che anche l’OCSE considera strumento efficace di
contrasto all’evasione fiscale. Infine, va ricordato che GRECO invita
l’Italia ad esaminare in profondità la fattispecie della concussione e
di provvedere adeguatamente: si tratta proprio di un reato sul quale le
forze politiche stanno dibattendo e c’è chi propone di abolirlo. Anche
in questo caso siamo in controtendenza, a tal punto che se l’Italia
uscisse da GRECO, sarebbe – almeno questo – un segno di onestà e
coerenza.
di Rocco Artifoni
http://www.liberainformazione.org/
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