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venerdì 11 maggio 2012

Beppe Grillo, la più forte figura politica italiana


 

Beppe Grillo. 

Ma quale antipolitica? 

Secondo il Time è la più potente figura politica italiana

Il Time ha dedicato un'intera pagina alle elezioni municipali italiane dal cui titolo, "Fiddling while Rome burns" ("Perdere tempo mentre Roma brucia"), già si comprende quale sia l'idea che l'autore dell'articolo ha del nostro paese.
Infatti il breve saggio di Stephan Faris inizia subito dicendoci qualcosa a proposito della politica italiana e della più potente figura politica entrata in scena dopo gli scandali di Silvio Berlusconi, ovvero il riccioluto e pomposo comico Beppe Grillo. Faris prosegue poi con la descrizione di un paese travolto dagli scandali e dalla corruzione dove le elezioni di ieri sarebbero state, a suo avviso, un'importante banco di prova per le forze politiche del nostro paese, precisando che "se i sondaggi sono corretti, i politici italiani potrebbero ricevere la stessa lezione dei despoti della Primavera Araba".
Ovviamente anche il governo tecnico di Mario Monti è chiamato in causa. La sua esistenza infatti è vista come la prova del fatto che la nostra democrazia non sia in grado di produrre alternative migliori. Tra i politici più citati nell'articolo, oltre Silvio Berlusconi, troviamo Pier Ferdinando Casini, il quale sembra essere un utile esempio per descrivere una politica che da quasi un ventennio vede sempre gli stessi nomi alla testa dei partiti. Casini infatti iniziò la carriera politica nel 1980 entrando a far parte della Democrazia Cristiana, per poi prendere una strada diversa nel 1993, quando la DC fu travolta dagli scandali di mani pulite, dando vita ad un nuovo partito (CCD), il quale ha cambiato nome diverse volte nel corso degli anni, fino all'attuale denominazione come UDC, ma che ha sempre avuto lo stesso Casini in posizione di leadership.


Di fronte a questo quadro drammatico l'autore dice ai politici italiani di non meravigliarsi se gli elettori cercheranno anche una via come quella proposta da Beppe Grillo pur di voltare pagina e consiglia loro di aprirsi al cambiamento se vogliono che i partiti sopravvivano; piuttosto che arroccarsi in una politica vecchio stile.
Intanto, mentre in Italia i vari Alfano, Casini, Bersani, per non parlare di molti giornalisti, continuano ad indicare Grillo come l'espressione dell'antipolitica, oltre confine non riescono ad individuare nella tradizionale classe dirigente l'espressione di una politica autentica.







 

MoVimento 5 Stelle

 ecco chi siamo

Chi siamo? Siamo cittadini italiani, informati e incazzati.

Dove andiamo? Sopra e oltre.
Cosa facciamo? Informatevi!






Il MoVimento 5 Stelle è una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Non ideologie di sinistra o di destra, ma idee. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.
I Comuni decidono della vita quotidiana di ognuno di noi. Possono avvelenarci con un inceneritore o avviare la raccolta differenziata. Fare parchi per i bambini o porti per gli speculatori. Costruire parcheggi o asili. Privatizzare l’acqua o mantenerla sotto il loro controllo.
Dai Comuni si deve ripartire a fare politica con le liste civiche e con cittadini impegnati.
Il MoVimento 5 Stelle nasce appunto da una libera associazione di cittadini decisi a impegnarsi sul territorio, stanchi di delegare il proprio futuro alle decisioni prese nei “palazzi”.
Il MoVimento 5 Stelle vuole eliminare “la politica di professione”.

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 .


Ecco perché Grillo ha ragione a dire:

 “Non andate in tv”


Cari candidati del M5S, la comunicazione è un’arte raffinata. Si basa principalmente sulla conoscenza delle psicologia e delle emozioni. Ci sono persone che la studiano e diventano bravi, usandola per manipolare e ribaltare la realtà. Abbiamo avuto l’esempio di Berlusconi, campione delle tv e delle menzogne. Altri invece non la studiano, ma sanno comunicare benissimo per istinto. Questi soggetti sono stati studiati dagli psicologi per capire come facevano a comunicare così bene, pur senza conoscere i principi della comunicazione umana. Uno di questi è Richard Bandler – che sarà a Roma dal 19 al 20 maggio – il quale ha scoperto e insegnato alcuni principi formidabili, studiando un pugno di grandi comunicatori. La sua Programma Neurolinguistica l’ha studiata anche Berlusconi – come rivelai nel 1994 su La Voce di Montanelli – e l’ha fatta studiare ai suoi esperti di televisione.
Andare in tv, nei talk show, significa correre il rischio di essere stritolati dagli esperti di comunicazione “unidirezionale”. La tv è uno strumento della “vecchia era”, fondata cioè sul controllo dell’informazione e dell’energia mentale. Un solo padrone trasmette a molti e tenta quindi di dominarli. Internet, invece, è lo strumento della “nuova era”, dove prevale la condivisione dell’informazione e dell’energia. Molti trasmettono verso molti. Nessuno può dominare. Ed è facile smascherare le menzogne, facendo alcune verifiche sui siti web. In televisione, invece, non è così. Il regista può manipolare attraverso la scelta delle inquadrature. Il conduttore può manipolare con la domande o interrompendo un concetto importante con la scusa della pubblicità. Il vecchio politico può manipolare parlando addosso, urlando, mentendo (spesso con la complicità del conduttore) e non c’è mai tempo per precisare e smentire. Alla fine vince “la percezione della realtà” e il messaggio che vogliono far arrivare ai telespettatori. È il principio su cui Berlusconi ha fondato il suo impero di manipolazione mediatica.
Non bisogna avere la smania di andare in tv perché si raggiungono più utenti-elettori. È sbagliato. Chi guarda la tv è abituato al vecchio modello passivo dell’informazione. Ha un cervello vecchio. Non tutti, certo, ma in generale è così. Io non guardo la tv da oltre dieci anni. Ho scelto di non farmi inquinare. E di non espormi all’immondizia televisiva che tenta solo di addormentare e distrarre dai problemi reali del Paese. Vivo benissimo informandomi solo in Rete.
Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto milioni di voti grazie alla Rete. È’ un nuovo concetto della politica. Bisogna quindi frenare la smania di accrescere la visibilità attraverso la tv, perché si ragiona sul breve periodo. Settimane e mesi. Invece bisogna ragionare sul lungo periodo. La tv è un mezzo che sta morendo. La connessione mobile, i tablet, i telefoni touch screen, stanno sostituendo il vecchio approccio all’informazione. La nuova tv sarà in Rete. Quindi, evitando il più possibile di andare nelle arene televisive, si costringe a portare la politica sul nuovo territorio di Internet.
Ho letto il minipost in cui Beppe Grillo consiglia di non andare in tv. Non ho trovato nessuna imposizione, ma un suggerimento. “Più che spiegarlo e ribadirlo non posso fare”, scrive Beppe, ma i giornali e le tv non lo riportano. Il Corriere della Sera ha titolato in home page ”Il diktat di Grillo: non andate in tv”. È una palese manipolazione. La tv fa la stessa cosa. Ad esempio: se andate nei talk show, ora vi faranno sempre la stessa domanda “Lei è d’accordo con Grillo? Condivide il suo diktat?”. E vi fregano. Primo: i telespattatori vecchio modello apprendono che Grillo ha imposto ai candidati M5S di non andare in tv, e non è vero. Ha suggerito e spiegato il perché. Secondo: vi costringeranno a prendere una posizione che vi separa dall’ispiratore del Movimento 5 Stelle, poiché se siete in tv vuol dire che accettate le vecchie arene televisive. E vi fregano la seconda volta.
La comunicazione è una scienza. Ogni messaggio produce un effetto. Beppe Grillo forse non ha letto i libri di Richard Bandler, ma è un ottimo comunicatore istintivo. Uno di quei soggetti che capiscono prima degli altri certe cose, senza sapere come fanno a capirlo.


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