Casta, ci hanno preso in giro
Il governo Monti aveva promesso tagli al numero dei parlamentari, ai
rimborsi elettorali, ai vitalizi, alle auto blu. 'L'Espresso' è andato a
verificare, quattro mesi dopo, che cosa è cambiato in concreto dopo
quegli annunci (03 settembre 2012). Parole, parole, parole. Buona per
raccogliere facile consenso e guadagnare qualche titolo di giornale,
neppure i tecnici nostrani hanno disdegnato la politica degli annunci
quando si è trattato di proclamare una lotta senza quartiere agli
sprechi. Ma finora la classe politica ha dato solo una limatina ai
propri privilegi. Qualche esempio? Montecitorio ha annunciato un
risparmio di 150 milioni per i prossimi tre anni: appena il 5% del
"costo" generale dell'istituzione. Al Senato, il presidente Renato
Schifani ha annunciato trionfante un bilancio inferiore «di ben 4
milioni in meno rispetto al consuntivo 2011». Anche qui, non una cifra
stratosferica, considerato che la dotazione supera il mezzo miliardo
l'anno.
Emblematica anche la vicenda della riduzione dei
parlamentari: il testo approvato a Palazzo Madama prevede la riduzione
da 630 a 508 deputati e da 315 a 250 senatori, più altri 21 senatori
"regionali". Peccato che la riduzione non entrerà in vigore in tempo per
le prossime elezioni. Il testo, ammesso che riesca a essere approvato
in doppia lettura dal Parlamento prima della fine della legislatura,
dovrà essere sottoposto a referendum confermativo. Il motivo? Le
aspirazioni quirinalizie di Silvio Berlusconi hanno fatto saltare
l'accordo faticosamente raggiunto fra i partiti e la riforma è stata
votata a maggioranza semplice da Pdl e Lega.
E che dire delle
auto blu? Nel primo semestre 2012 il parco auto dello Stato è sceso a
quota 60.551 vetture pubbliche (erano 64.524), mente le vetture blu-blu,
in uso a politici ed eletti dei vari livelli, sono diminuite da 9.721 a
7.837 ma di fatto le dismissioni vere e proprie sono pochissime, appena
582. Per non parlare dell'abuso delle auto con autista: in Campania,
Molise e Basilicata rappresentano un terzo del totale.
Non va
meglio con le pensioni d'oro. Il deputato Pdl Guido Crosetto con un
emendamento aveva chiesto al governo di fissare a quelle erogate dallo
Stato un tetto di 6 mila euro (10 mila in caso di cumulo) ma è stato
costretto al ritiro per le pressioni subite. Il governo si è impegnato
ad affrontare il problema ma finora non ha mosso un dito.
L'unico concreto risultato è il dimezzamento del contributo pubblico ai
partiti, sceso da 182 a 91 milioni l'anno. Il sistema però rimane: la
Camera ha respinto gli emendamenti di Lega e Idv che chiedevano di
abrogare del tutto il finanziamento. Per il resto, poco o nulla, visto
che anche le province sembrano essere sfuggite al taglio: l'esecutivo
era partito lancia in resta con l'idea della soppressione totale, poi ha
ripiegato sull'accorpamento e infine si è dovuto accontentare del
semplice "riordino", affidato fra l'altro alle regioni.
Ciliegina finale, gli enti inutili, oggetto negli ultimi anni di decine
di proclami, appelli e dichiarazioni. Ebbene, lo sapete quanti sono
quelli tagliati davvero dal 2002 a oggi? Appena 37, uno ogni tre mesi.
Con un paradosso ulteriore: l'Ispettorato generale per la liquidazione
degli enti disciolti è in fase di chiusura, mentre tutte le strutture
che avrebbe dovuto sopprimere sono ancora al loro posto.
di Primo Di Nicola e Paolo Fantauzzi
Gli approfondimenti e i dati integrali dell'inchiesta sull'Espresso in edicola.
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