quello di cui parliamo
non e' la libertà di stampa
questo
signore e' un diffamatore un provocatore verso qualunque entita'
progressiva e progressista, contro la sinistra
in generale...strumento di reprssione............quello di cui parliamo
non e' la libertà di stampa...quello di cui parliamo e' di uno che usa
la stampa ( ben protetto e foraggiato) come una clava e che ogni volta
dice il falso...un po' di galera non fa' male...conoscera' i luoghi dove
la gente come lui manda gli ultimi; e non ne facciamo un santo.
In questi giorni si dibatte molto della
vicenda di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale. Vediamo di
riassumerla: nel 2007 una ragazzina di 13 anni scopre di essere incinta e
decide di abortire. Ne parla alla madre, che è d'accordo con lei; ma
non al padre, nel timore di una sua reazione. Seguendo la legge 194
sull'interruzione di gravidanza, non potendo avere l'ok del padre, si
rivolgono al giudice per avere l'ok all'interruzione di gravidanza.
Avuta, la ragazza abortisce. Tuttavia, il trauma psicologico legato
all'aborto stesso è pesante per la ragazza che comincia ad avere
problemi a scuola e per questo ne parla La Stampa. Il giorno dopo, su
Libero, compare un articolo, a firma Dreyfus, nel quale c'è scritta una
ricostruzione molto lontana dal vero, nel quale si dà la colpa ad
entrambi i genitori della ragazza (il padre in realtà seppe tutto a cose
avvenute), al giudice che - secondo l'articolo - aveva costretto la
ragazza ad abortire e al ginecologo che si era prestato.
E si concludeva
invocando per tutti loro la pena di morte.
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SI INVOCA LA LIBERTA' DI STAMPARE QUESTO ???
SECONDO ME GIUSTA LA CONDANNA -
Il giudice Giuseppe
Cocilovo si sentì diffamato e presentò querela. SI appurò che a scrivere
l'articolo era stato Andrea Monticone e venne rinviato a giudizio,
insieme a Sallusti, responsabile in quanto allora direttore del
quotidiano. Al termine del primo grado Sallusti venne condannato a una
multa di 5000 euro, Monticone di 4000. Ma la Procura e il magistrato
fecero ricorso in appello. Al termine del processo di secondo grado,
Sallusti venne condannato a 14 mesi di reclusione e Monticone a 12. E
qui attenzione a due particolari su cui nessuno si sofferma.
Innanzitutto Sallusti dice che la condanna è stata causata dal fatto che
l'avvocato che gli era stato messo a disposizione dalla proprietà di
Libero non si è presentato. Ma lui dove era? Se l'avvocato era così poco
affidabile, perchè non ci è andato di persona? Come imputato è suo
diritto. Quindi è inutile prendersela con altri. Inoltre, per essere
avvocati in Corte d'Appello servono alcuni anni di esperienza.
Quindi l'avvocato d'ufficio di certo non era uno sprovveduto. E, salvo
prova contraria, si deve presumere che abbia fatto del proprio meglio.
Il
secondo particolare è il differente trattamento avuto dai due
giornalisti. A Monticone è stata riconosciuta la sospensione
condizionale della pena (cioè la pena non viene scontata, se nei 5 anni
successivi alla sentenza non commetti altri reati. Altrimenti sconti
questo e quello), a Sallusti no. Perchè? Semplice, perchè Sallusti ha
numerose altre condanne definitive per diffamazione e numerose denunce.
La sospensione condizionale è una sorta di incoraggiamento: il giudice
che dice all'imputato "Questa volta hai sbagliato, ma se non lo fai più,
non ci sono conseguenze definitive". Per lo stesso motivo sul
certificato penale di Monticone, se qualcuno dovesse richiederlo, questa
sentenza non appare (tecnicamente viene definita "non menzione"). Ma
questo non si può fare per Sallusti. E attenzione: oggi il Procuratore
Generale presso la Corte di Cassazione ha detto che i giudici di secondo
grado hanno fatto benissimo a fare così, perchè Alessandro Sallusti non
si merita la sospensione condizionale della pena.
Resta il
problema: perchè si è passati dalla multa alla pena detentiva? Il terzo
comma dell'articolo 595 del Codice Penale recita: "Se l'offesa è recata
col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero
in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o
della multa non inferiore ad euro 516". Qualcuno che finora è stato
attento potrebbe dire: "Ma come mai, se la multa è fino a 500 euro,
Sallusti è stato condannato a pagarne 5000?". Il motivo è semplice.
Esiste una legge che prevede che quando la pena è inferiore ai 6 mesi,
si può chiedere di sostituirla con una multa, al ritmo di 250 euro al
giorno. Evidentemente in primo grado Sallusti era stato condannato non
ad una multa, ma a 20 giorni di reclusione, converiti in una multa.
Evidentemente i giudici di secondo grado hanno ritenuto - come è loro
diritto - che la pena fosse troppo lieve e l'hanno aumentata. Non
capisco: va bene solo quando lo fanno con gli extracomunitari?
Questi
sono i fatti. La cosa strana è che si è sollevato un coro unanime a
favore di Sallusti. Per lo più con argomenti che nulla c'entrano copn i
fatti. Tutti gli esponenti dei partiti politici e praticamente tutti i
giornalisti che contano hanno scritto a favore di Sallusti. E fin qui ci
può stare.
Quello su cui non ci si può stare sono gli argomenti
utilizzati. Il principale è la libertà di stampa, che sarebbe minacciata
da questa sentenza. Dichiarazione ridicola, se ricordiamo che nel mondo
siamo oltre l'80esimo posto come libertà di stampa e che la metà dei
Paesi africani sono davanti a noi in questa classifica. Anche perchè
nulla impedisce a Sallusti ove venisse recluso (e non sarà così) di
scrivere lo stesso. Non potrebbe coordinare il Giornale, ma scrivere
articoli sì. Quindi in base a cosa è limitata la libertà di stampa?
In
realtà non vedo alcuna limitazione alla libertà di stampa. Io, come
giornalista non mi sento limitato. Basta evitare di diffamare. E' così
difficile? Per prendere i grossi nomi, abbiamo un Marco Travaglio che
non è mai stato condannato per diffamazione. Se vogliamo puntualizzare
ha un processo in cui è stato prescritto, ma la sentenza di secondo
grado prevedeva solo una condanna a 1000 euro (anche qui probabilmente
una pena a 3-4 giorni convertita in multa). E ci sono tanti altri
giornalisti famosi che hanno la fedina penale pulita. Poi, per carità,
l'imprevisto può sempre capitare (soprattutto quando si usa il trucco
del processo civile), ma allora pazienza. E' chiaro che però se ad uno
capita molto spesso, vuol dire che se le va a cercare.
In realtà, il
vero gioco si chiama strumentalizzazione. Il Giornale ha iniziato,
usando questa situazione per fare i martiri; in questo aiutato anche dai
politici e da Napolitano che, come è sua costumanza, ha subito
interferito ignorando i suoi doveri istituzionali e costituzionali. Ma
la sostanza è completamente diversa. La sostanza è che Alessandro
Sallusti, come direttore di Libero, ha fatto pubblicare un articolo che
in primo e in secondo grado è stato considerato diffamatorio dai
magistrati e quindi dovrà pagare. Una multa, una pena detentiva, che
differenza fa? Tanto, anche se alla fine venisse confermata la pena
detentiva, dopo un paio di giorni Sallusti otterrebbe l'affidamento ai
servizi sociali, una misura prevista dalla legge per tutti quelli che
vengono condannati a meno di 3 anni di reclusione. E quindi tornerebbe
libero, anche se dovrebbe sottostare ad alcuni obblighi (per esempio non
potrebbe più comparire in TV).
di
Antonio Rispoli
http://www.julienews.it/notizia/editoriali/la-vicenda-sallusti-perch-strumentalizzare-un-fatto-semplice/278906_editoriali_11_1.html
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